Nero tropicale

di Gordiano Lupi - pagine 255 - euro 11,00 - Il Foglio Editore

Pubblicato per la prima volta nel 2003 dal “Terzo Millennio Editore” e riproposta, nei mesi scorsi, da “Il Foglio Editore”, “Nero Tropicale” è una delle primissime antologie firmate Gordiano Lupi. Composta da quattro racconti più un romanzo breve, l’opera avrà un suo seguito con l’antologia “Orrori Tropicali”. A differenza di questa seconda antologia però, nella fattispecie abbiamo un lotto di testi qualitativamente più omogenei e tutti ambientati a Cuba.

In molti casi a farla da padrone sono le pratiche esoteriche del posto (si assiste a possessioni diaboliche, riti di Santeria, spiriti assassini e leggende popolari) che, spesso (ma non sempre), stanno alla base delle catene dei delitti.
Penso di poter dire che “Nero Tropicale” sia l’antologia più cruenta di Lupi. In molti racconti emerge nettamente l’amore per l’horror e Lupi non tira indietro il braccio dopo aver scagliato il sasso, con descrizioni minuziose di mutilazioni e violenze di ogni tipo (sessuali comprese). L’autore però non si limita a questo, dietro a storie che oscillano tra l’horror puro e il noir, pittura - come suo solito - un contesto socio-politico con personaggi che vengono trasformati in assassini dalla povertà o che comunque bramano di conquistare una libertà che nel loro paese - che comunque amano - si rivela essere una chimera irrealizzabile.
Assai qualitativo, anche se (al sottoscritto) da un po’ l’idea di esser stato eccessivamente ampliato con episodi che tendono a ripetersi (vedi l’interminabile catena di omicidi che si susseguono spesso con le stesse modalità o il protagonista che tutte le volte ci tiene a precisare che ha fatto l’amore con la propria ragazza), è il romanzo “Nella coda del caimano”. In circa 200 pagine, Lupi parla degli amori di un ragazzo di una piccola località che sorge sulla punta estrema di Cuba - lato Haiti - sulle sponde di un fiume. Gli amori di cui parla Lupi sono amori messi a dura prova dal contesto socio-politico, ma anche da un spirito malvagio che pare dimorare all’interno del fiume a protezione di un tesoro d’oro di cui in pochissimi sono a conoscenza. Molti sono coloro che perderanno la vita, per effetto delle lame fantasma dello spirito, ma anche di un serial killer eremita che si nasconde nella foresta tropicale e che sarà arrestato dai reduci della guerra di Angola.
A tratti malinconico e romantico, il romanzo prende le mosse come un racconto horror e poi evolve sempre più verso l’avventura, con un epilogo apparentemente felice ma che in realtà, sotto la mia chiave di lettura, appare doppiamente triste, perché gli amori del ragazzo si rivelano in entrambi i casi (compreso l’amore della ragazza che si preoccupa dei budget economici) chimere soffocate dalle regole del contesto sociale.
Di grande spessore e, giustamente ampliato con il romanzo “Una terribile eredità” (di cui si consiglia caldamente la lettura), è “Il sapore della carne”. Si tratta di una storia drammatica che narra le vicende di un reduce della guerra di Angola che soffre di quello che si potrebbe definire un disturbo post-traumatico da stress. L’ex militare infatti è ossessionato da un tarlo, alimentato dai terribili ricordi di guerra, che lo spinge a commettere atroci delitti. Niente riesce a fermare la fame di sangue dell’assassino, neppure l’amore di un figlio. Ancora una volta, dietro al mostro, si nasconde la mano di un regime totalitario, ma anche, più a 360 gradi, la follia della guerra.
Molto bello e con un epilogo da maestro dell’orrore è “La vecchia ceiba”. Qui siamo alle prese con un albero (la ceiba, appunto) che cela dentro di sé un mistero esoterico: pare raccogliere all’interno del proprio fusto le anime dei morti. Chi cerca di abbatterlo o di sradicarlo va incontro a un triste destino, così come accadrà a un gruppo di zingari molestatori di una ragazza del posto che pare protetta dallo spirito della ceiba. Gli uomini, infatti, finiscono sbranati da una belva che pare tutto tranne che un comune animale. Il racconto è strutturato sullo stile che Lupi riproporrà per “Il mistero di Encrucijada” (inserito in “Orrori tropicali”), con particolare caratterizzazione degli amori di una giovane protagonista e il ricordo di vecchi racconti narrati sottoforma di favole nere che si rivelano poi tristi realtà.
A mio avviso, i restanti due racconti sono meno qualitativi dei tre esaminati. “Sangue tropicale”, che è il testo di apertura, propone una catena di delitti perpetrati da un italiano trapiantato a Cuba; non si tratta però di semplici stupri che finiscono con la morte della donna di turno, ma di atti propiziati da uno spirito maligno da cui l’uomo, suo malgrado, è posseduto a seguito di una fattura lanciatagli da una vecchia compagna respinta. Il soggetto è senz’altro affascinante, tuttavia il taglio drammatico che assume la vicenda pare, ad avviso di questo recensore, non sviluppare appieno le potenzialità come invece avrebbe garantito un taglio giallo. Il lettore non viene stimolato nel comprendere chi sia l’assassino, ma tutto ruota sul motivo per cui questo uccide e sui riti esoterici caratteristici di Cuba.
Parto di sangue”, invece, è il racconto che chiude la raccolta e propone una storia all’insegna dello splatter con un epilogo terribile e folle, ma prevedibile. Ancora una volta, la povertà e il senso di disadattamento sociale contribuiscono a creare mostri.
Nel complesso dunque un’antologia di livello che merita senz’altro una lettura, specie per chi non conosce l’humus della vera Cuba.
Voto: 7
[Matteo Mancini]

Incipit
Solo adesso mi rendo conto che quell’uomo sul mare ero io. Non ho assistito alla proiezione di un film. È parte della mia vita e rammento tutto con terrore. Soffro di un dolore lancinante allo stomaco che non mi fa respirare. Conati di vomito accompagnano strani rimorsi.
Mi affaccio alla finestra della mia casa e guardo le stelle della solita notte tropicale. Palme altissime si sporgono sin dentro al giardino.