di Valerio Evangelisti - pagine 346 - euro 8,80 - Mondadori
Quarto episodio della “saga Eymerich” che proietta il terribile inquisitore nei territori di una Spagna della seconda metà del 1300. In questo episodio Eymerich è chiamato a far luce su una serie di omicidi connessi all’apparizione nel cielo di dischi volanti (più precisamente ruote di fuoco) e alla presenza di sanguinarie bestie dalla testa di cane e dalle zampe bovine. Le indagini del religioso si dipanano in un contesto sociale falcidiato da guerre di religione (cristiani vs islamici), nonché dalle vicende politiche che contrappongono il regno di Castiglia a quello di Aragona.
Il “nostro”, coadiuvato da due musulmani,
un ebreo e un giudeo ambiguo (ai quali si rivolge in modo freddo e
antipatico e non perde occasione per criticarli per la loro falsa
religione), vagherà da un posto a un altro, fino alla meta finale (le
Canarie), alla ricerca del fulcro della vicenda: il Picatrix, un
testo eretico, basato sull’astrologia, contenente invocazioni capaci di
aprire un canale di comunicazione tra Marte e la Terra utile ai demoni
marziani per scendere sulla Terra e lottare al fianco degli infedeli.
Evangelisti intreccia la storia di Eymerich con altre due, una
ambientata ai giorni nostri (con dei pazzi ricoverati in una casa di
cura che, ogni anno, ululano come lupi in occasione di una festa tipica
delle isole Canarie c.d. del diavolo), l’altra di ambientazione futura
(ambientata in Africa con plotoni di bambini, votati a un dittatore
dedito alla magia nera, che assuefatti dalle droghe finiscono massacrati
da due eserciti europei di invasione), connesse anch’esse al Piatrix e
all’epilogo dell’episodio con l’inquisitore protagonista.
Come suo solito, l’autore dimostra cura maniacale per i riferimenti
storici e ricostruisce con grande attenzione le scenografie, i costumi
dell’epoca, nonché le pratiche cruenti delle torture dell’inquisizione.
Accanto a questa componente storico/culturale, sono degni di nota i
riferimenti fantastici/orrorifici con creature diaboliche che piovono
sulla terra da altre dimensioni. Da quest’ultimo punto di vista, gli
ultimi due capitoli del romanzo sono a dir poco memorabili e dotati di
un’impronta spiccatamente onirica. L’epilogo è altresì interessante per
i vari colpi di scena (inaspettato quello relativo al servo) che si
susseguono con un Eymerich crudele e privo di riconoscenza verso i
compagni di viaggio colpevoli di essere dediti a una religione diversa
dalla cattolica. Curiosa la spiegazione relativa al fantomatico volto
della sfinge di Marte (che molti ricorderanno per averlo visto impresso
in una foto del pianeta rosso).
Alto il tasso di violenza che si respira in alcuni capitoli (soprattutto
quelli relativi alle battaglie in Africa) con descrizioni minuziose di
smembramenti e barbarie tipiche della guerra.
In definitiva, un romanzo che potrebbe risultare un po’ lento nella
parte centrale (forse qualche capitolo si sarebbe potuto accorciare
senza determinare ricadute sulla storia) ma con un finale scoppiettante
e spunti a dir poco interessanti (in particolare quello fantascientifico
sulla forza del pensiero da intendersi come energia capace di modificare
la realtà che ci sta intorno). Consigliabile.
Voto: 7,5
[Matteo Mancini]
Incipit
Non era frequente che Eymerich fosse costretto a contemplare la
nudità di una donna, ma di tanto in tanto capitava. Qualche volta aveva
provato segni certi di eccitazione, che aveva represso allontanandosi
quasi di corsa dalla sala dei supplizi e trascorrendo ore di preghiera
sul pavimento gelido della propria cella. In questo caso, però, non
c’erano motivi per invidiare l’autoevirazione di Origene e maledire il
proprio pene.