di Luca Filippi - pagine 156 - euro 15,00 - Leone
Una delle prime sensazioni che questo secondo lavoro di Luca Filippi lascia al lettore, dopo le prime pagine, è quella di essere un lavoro
curato, soprattutto nei contenuti.
Il sottotitolo, “intrigo alla corte dei Borgia”, chiarisce subito quale
sia l’epoca in cui si svolgono i fatti e sottolinea la connotazione
storica del romanzo. Basta poi un’occhiata alla quarta di copertina e
all’introduzione storica, per capire che un punto di forza del libro
sarà proprio la ricerca che sottostà ai fatti trattati.
Paragonato al romanzo d’esordio, “I diavoli della Zisa”, si comprende
altrettanto in fretta come la scrittura dell’autore abbia acquisito una
maggior sicurezza.
"L'arcano della Papessa" è un noir storico, anche se contiene diversi
elementi che lo avvicinano al genere giallo e altri che richiamano
vagamente il thriller.
Il romanzo narra dell’indagine di Tiberio, medico e sacerdote inventato
dall’autore, che attraverso la sua prima persona ci porta alla scoperta
di una serie di intrighi e omicidi che minacciano Papa Alessandro VI.
L’intento dell’autore sembra essere sì, quello di costruire una storia
di fantasia, rimanendo però all’interno della cornice storica, senza che
nulla, delle proprie congetture, fuoriesca da essa.
I fatti storici sono rispettati, i personaggi costruiti sulla base della
loro ipotetica personalità. Luoghi, abiti e usanze non prescindono dalla
realtà di fine XV secolo, ma ne traggono spunto.
Riassumendo brevemente la trama basti dire che siamo nel 1499, in
dicembre, a Roma, alla corte di Papa Alessandro VI Borgia, personaggio
tutt’altro che limpido, e di tutte le persone che ruotano attorno al suo
scranno. Tiberio, l’indagatore e narratore, è chiamato da Alessandro
Farnese per scoprire l’assassino di quello che si rivelerà essere un suo
fratellastro. Da quell’indagine verrà alla luce un complotto e tutto il
marciume che all'epoca infestava la Caput Mundi.
Non ci sono pause nello svilupparsi della narrazione, e anche se a
tratti ci sono dei rallentamenti, con qualche personaggio o località che
devia dal meccanismo di thrilling, annullandolo, la lettura scorre e il
ritmo è sempre sufficientemente serrato.
L’elemento storico è, in ogni caso, quello più rilevante, e la qualità
migliore dell’opera è senza dubbio quella di gettare una luce chiara e
piacevole sugli aspetti più svariati della vita nel 1500, comprese le
perversioni sessuali del clero di allora, casualmente molto in auge
anche ai giorni nostri.
Tra i valori positivi del libro va annoverata anche una certa cura
formale, a cominciare dalla copertina, bella e azzeccatissima che dà
quasi l’idea di come si svolge la narrazione: un cuore storico che
genera una ricostruzione immaginaria.
Tra le pecche, invece, c’è un certo atteggiamento a volersi dilungare su
alcune digressioni riguardanti l’ambiente che non sempre capitano al
momento opportuno, spezzando, in qualche occasione, il pathos di una
scena. Errore veniale, questo, perché dipendo molto dal tipo di lettore.
Se chi legge è interessato soprattutto all’aspetto storico a malapena lo
noterà.
Più rilevante, forse, la presenza di alcuni personaggi che compaiono
quasi come soluzione ideale per i fatti, facendo venir meno il lavoro
indagatorio di Tiberio e indebolendone, in parte, la carica di
protagonista.
Se in un caso, come quello della monaca grintosa e determinata, sorella
di una vittima, si crea un personaggio che regge bene le vicende, in
altri si rischia di inserire figure che non riescono a ritagliarsi un
proprio spazio e sembrano avere il solo ruolo di fornire un’informazione
al lettore.
Anche questo difetto, comprensibile in un autore che sta cimentandosi
con distanze via via lunghe, non sembra lontano dall’essere eliminato.
Se nel prossimo lavoro, accanto alla ricerca e all’ambientazione
storica, si unirà un intreccio gestito con rapidità e con buoni
personaggi, il risultato sarà sicuramente ottimo.
Per ora resta buono e molto gradevole.
Voto: 7
[Gelostellato]
Incipit
La donna era vestita di nero. Sollevò il calice, e il cristallo
scintillò alla luce del fuoco. Poi si mosse come scivolando, e si
accostò al giovane uomo.
«Bevi» disse lei, le labbra scosse da un fremito, nell'oscurità. Aveva
un tono che non ammetteva repliche.
L'uomo prese il calice e inalò le esalazioni del liquido ambrato.
Bevve. Sentì un calore diffondersi attraverso la pelle e salire su, fino
al collo, a stroncargli il respiro.
Ebbe appena il tempo di vedere gli occhi di lei. Asciutti, senza un velo
di lacrime.
Poi, il buio.