Stagioni diverse

di Stephen King - pagine 588 - euro 9,00 - Sperling & Kupfer

Raccolta, oserei dire, atipica per Stephen King. Innanzi tutto, si tratta di un’antologia che raccoglie tre novelle di oltre 100 pagine cadauna (si ripeterà, otto anni dopo, col doppio volume “Quattro dopo mezzanotte”) e un racconto di 70 pagine; in seconda battuta, se non nel racconto che chiude l’opera, non c’è spazio per l’orrore fantastico, sacrificato in beneficio di un orrore molto più terreno e reale: la drammaticità della vita di tutti i giorni.
Penso che si possa affermare che il volume, nonostante sia stato pubblicato nel 1982, abbia raggiunto l’apice del suo successo negli anni ‘90, grazie all’ottimo risultato garantito dai film che sono stati tratti dai testi di questa raccolta (“Le ali della libertà”, “L’allievo” e, prima di essi, “Stand by me”).

L’opera è strutturata in quattro parti, ognuna dedicata a una stagione (da qui il titolo del libro). Si parte con la primavera rappresentata da “Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank”. Si tratta di una storia che vede protagonista un banchiere incarcerato ingiustamente per l’assassinio della moglie e dell’amante di lei. All’interno del carcere, l’uomo è vittima dei soprusi e delle violenze di una banda di stupratori fin quando non riesce, grazie alle sue consulenze finanziarie, a ingraziarsi le guardie penitenziarie. L’aiuto dell’uomo diventa, presto, importante anche per il direttore del carcere, al punto da spingere quest’ultimo a insabbiare le prove dell’innocenza dell’ex banchiere.
Come si può intuire, la novella affronta il problema della vita in carcere e soprattutto delle falle giudiziarie che possono portare alla condanna di persone innocenti, con tutto l’orrore, è il caso di dirlo, che ne consegue.
La seconda novella, “Un ragazzo sveglio”, è un’opera che il sottoscritto reputa tra le più inquietanti e riuscite di Stephen King (autore che - ci tengo a precisarlo - a differenza di molti amanti di opere di genere, non venero). Si tratta di un testo che propone una crescente spirale di orrore in cui vengono coinvolti un brillante ragazzino (affascinato dalle storie sui campi di concentramento nazisti) e un vecchio comandante delle SS, nascosto in gran segreto negli Stati Uniti. Il ragazzo, in virtù della sua macabra passione (quella di conservare foto dei gerarchi nazisti), riconosce l’uomo su un autobus e inizia a ricattarlo chiedendo, in cambio del suo silenzio, dettagli sulle vicende che si consumavano all’interno dei campi di lavoro. Tra i due si instaura un rapporto morboso di ammirazione/odio: il vecchio è impressionato dall’intelligenza del ragazzo, ma al tempo stesso lo disprezza perché lo costringe a ricordare orrori che aveva cercato di dimenticare; il ragazzo, dal canto suo, prova repulsione per le mostruosità che il gerarca gli racconta, tuttavia non riesce a fare a meno di quelle storie e arriva a ordinare al vecchio di indossare la divisa delle SS. Intanto, i risultati scolastici del ragazzo peggiorano e la sua mente diviene campo fertile di fantasie deviate così come quella del vecchio, fino a varcare la c.d. “via del non ritorno”.
Questa, in breve, la sinossi della novella. Tutto ruota attorno al ruolo destabilizzante che può esser giocato dalle fantasie perverse, quando un soggetto perde la capacità di discernere il reale dall’immaginario (bello l’epilogo del testo, purtroppo non riproposto nel film “L’allievo”).
Con l’autunno, non poteva esser diversamente, si scivola in una storia malinconica dal titolo “Il corpo” (al cinema conosciuta come “Stand by me”). Qui siamo alle prese con il ricordo del protagonista - che narra la storia in prima persona - di un fatto verificatosi nella sua adolescenza, quando, insieme a dei compagni di infanzia, rinvenne un cadavere nel bosco. La novella è impregnata da un alto tasso di nostalgia, amplificato dal fatto che tutti i soggetti coinvolti (meno il protagonista, ovviamente), al momento della narrazione, sono deceduti e che, dopo quell’episodio, il protagonista lasciò i suoi vecchi amici per spostarsi in un’altra città.
Stagioni diverse” si chiude con “Il etodo di respirazione”, racconto che, pur usufruendo di un inizio affascinante (si parla di un ritrovo a Natale in cui, ogni anno, gli invitati raccontano una storia bizzarra), si affloscia a mano a mano che giunge verso l’epilogo. Al centro del racconto vi è la nascita di un bambino venuto alla luce in un modo tutt’altro che convenzionale.
In conclusione, “Stagioni Diverse” non è il classico libro di narrativa horror ma un qualcosa che si avvicina molto più al drammatico. L’elemento che accomuna i vari elaborati è il ricordo del passato, spesso caratterizzato da un alone di nostalgia. La lettura può essere quindi indicata a chi non cerchi il tradizionale libro di King, ma un qualcosa di più “terreno”.
Voto: 7
[Matteo Mancini]

Incipit (dal racconto Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank)
Uno come me, sono sicuro, c’è in ogni prigione d’America, statale o federale - io sono quello che vi procura la roba. Sigarette confezionate o spinelli - se è quello il vostro debole - una bottiglia di brandy per festeggiare il diploma del figlio, o della figlia, praticamente qualsiasi cosa... nei limiti del ragionevole, cioè. E non sempre è stato così.