di Josh Bazell - pagine 314 - euro 18,50 - Einaudi
Peter Brown è un ex killer della mafia che, pentito per il suo passato, ora lavora come medico presso un ospedale di Manhattan. Ma quando scopre che in una stanza è ricoverato, in gravi condizioni, Jimmy Squillante, un amico di David Locano - il mafioso per cui lavorava e con il quale si era lasciato non certo in amicizia -, si rende conto di essere nei guai. Squillante lo minaccia di informare il boss se dovesse morire durante l’intervento che dovrà subire, e Peter è costretto a fare di tutto per tenerlo in vita.
Presentato con una sfilza di elogi da far invidia a un qualsiasi best
seller ai vertici delle classifiche, e già opzionato per il cinema da
Leonardo Di Caprio, ci si avvicina al romanzo d’esordio di Josh
Bazell con una certa titubanza. La paura di trovarsi di fronte a una
porcata pompata ad hoc è tanta da rischiare di rovinarsi la lettura, e
questo sarebbe un vero peccato, visto che bastano le prime righe per
capire che "Vedi di non morire" è un romanzo freschissimo, dotato
di uno stile travolgente quanto esilarante.
Narrato in prima persona, sia al presente (le disavventure ospedaliere)
che al passato (la storia di Peter che riaffiora di capitolo in
capitolo), "Vedi di non morire" brilla per mezzo di una prosa
tremendamente efficace: sciolta, irriverente, spigliata, paragonabile,
per certi versi, a un Lansdale dei bei tempi, ma colto ed elegante.
Ed è proprio lo stile di Bazell a stregare, perché, sia chiaro, pur con
i suoi twist gradevoli e ben assestati, la trama del romanzo non offre
niente di più che una classica storia di vendetta mafiosa, con tanto di
boss bonaccioni quanto spietati, bagni termali russi, amici che si
rivelano essere perfidi traditori, e via così. Tutto molto ben
strutturato, certo, attento, reso con cura anche nei minimi particolari,
fondamentali per far tornare i conti nel finale, ma niente che non si
sia già visto o letto in anni e anni di libri, film e serie tv.
Ma Bazell, con le sue invidiose parole, riesce a creare dei personaggi
memorabili, caratterizzati in maniera stratosferica (il dottor Friendly,
la ragazza col tumore al ginocchio) e resi vivi da descrizioni
indovinate e vispe; riesce a costruire dialoghi irresistibili, che
costringono a fermarsi più volte per lasciare spazio a sincere risate;
riesce a donare al tutto un’atmosfera goliardica senza però mai che
questa prenda il sopravvento sull’eleganza narrativa, sfigurando il
romanzo per le troppe battute o i siparietti comici.
"Vedi di non morire": una sorpresa piacevolissima e consigliata.
Voto: 7,5
[Simone Corà]
Incipit
Allora: mentre sto andando al lavoro, mi fermo a guardare un topo e un
piccione che fanno a botte e un idiota mai visto prima cerca di
rapinarmi. Ha una pistola, chiaro. Mi arriva alle spalle e me la pianta
alla base del cranio. Fredda com’è, ha quasi un effetto piacevole, una
sorta di digitopressione. - Non si agiti, dottore, - mi fa.
Il che spiega tutto. Anche alle cinque di mattina non ho proprio l’aria
del pollo da spennare, visto che sembro l’incrocio tra una statua
dell’Isola di Pasqua e uno scaricatore di porto. Ma il coglione si è
accorto dei pantaloni azzurri usa e getta che mi spuntano dal soprabito
e degli zoccoli traforati di plastica verde, e si è messo in testa che
ho le tasche piene di pasticche e quattrini. E che magari ho anche fatto
giuramento di non prenderlo a calci se cerca di portarmeli via.