The dome

di Stephen King - pagine 1036 - euro 23,90 - Speling & Kupfer

"Bush e Cheney hanno chiuso. Non siamo più negli Stati Uniti della Corea del Nord"
"Io sono il lupo mannaro e ho visto Lon Chaney ballare con la regina"
A Chester's Mill una mattina d'autunno cala una cappa trasparente che circonda la cittadina, spezzando tutto quello che è sul confine. Dale Barbara, un ex marine viene designato dal colonnello Cox e dal Pentagono al comando delle operazioni di resistenza e gestione della crisi. Ma Big Jim Rennie, il secondo consigliere comunale, ha la polizia dalla sua parte e decide di approfittare della crisi per acquisire potere sulla cittadinanza.
Il Re è tornato. Non che fosse andato via sul serio. Neanche era andato poi così lontano.

Si trattava di innocue deviazioni dal percorso a cui ha dedicato una vita: quello di terrorizzare le persone così incaute da fidarsi a leggere le sue cose la sera tardi, appena prima di andare a dormire.
Ma adesso sembra che in realtà non si sia mai allontanato da quel sentiero. Che lo abbia comunque tenuto d'occhio, nel tempo trascorso a divagare su passaggi paralleli, mai troppo distanti.
The Dome è il ritorno all'epica della narrazione, senza nessuno sconto sul vero significato della natura umana. E su tutte le infinite variazioni che la stupidità sembra voler sempre trovare il modo di mettere in campo.
Ma procediamo con ordine. Abbiamo un bella giornata di sole a Chester's Mill, nel Maine. Una giornata guastata da qualcosa che sulle prime nessuno riesce neanche a vedere. Una cupola di materiale trasparente piomba sul piccolo centro, spezzando esattamente a metà tutto quello che si trova sul confine tra dentro e fuori. Le persone e gli animali vengono tranciate di netto. E gli apparecchi elettronici nei pressi del confine esplodono, semplicemente.
La cittadina cerca di organizzarsi e subito si formano delle fazioni, inizialmente spontanee e quasi casuali. Ma la lotta finale sarà, come spesso in King, tra il Bene e il Male.
Il primo è rappresentato da un cuoco. In realtà un ex dell'esercito statunitense che ha fatto qualcosa di brutto in Afganistan. All'altro angolo, quello del male, ma forse sarebbe meglio dire quello della stupidità, della cattiveria, e dei bigotti di una nazione che per anni è stata guidata da un tizio che sentiva la voce di Dio, c'è un venditore di auto usate. Un riuscito esempio del fatto che il potere, in mani sbagliate è davvero pericoloso.
Come tutte le volte che King ha rinchiuso i suoi personaggi in qualche situazione di costrizione, essi tirano fuori il peggio. E in questo caso il peggio sono una serie di abusi, omicidi, disinformazione, deliri religiosi, aggiottaggio di risorse, e infine il controllo totale delle persone da parte di pochi.
Vi ricorda qualcosa?
Ebbene sì, King ricostruisce in un microcosmo quello che da anni sembra stia accadendo prima nel suo paese e poi in molte altre parti del mondo. La costruzione accurata della strategia del terrore è mostrata nel dettaglio. Le modalità di acquisizione del controllo tramite la violazione di semplici, elementari diritti, che la gente per lo più giudica acquisiti e mai più messi in discussione. Ma si sa che quando è in gioco la sicurezza nazionale i diritti umani si prendono una vacanza. Cosa volete che sia mai la violazione delle basilari libertà a fronte della minaccia del terrorismo?
La parte più avvincente del romanzo è, come ormai il Fedele Lettore è abituato ad aspettarsi, quella dell'atmosfera che si viene a creare all'interno della piccola città. King ci regala mille pagine di una credibilissima costruzione a base di terrore, rancore e prevaricazione, che sembra tanto più attuale quanto più si avvicina alla realtà mondiale del giorno dopo l'undici settembre. Quello che sembra raccontare è, in realtà, una storia che abbiamo visto accadere in più di un posto e in molti momenti, a partire da quel giorno in cui le cose sono cambiate per sempre. E se ad alcuni la libertà sembrerà un piccolo prezzo da pagare, a fronte della sicurezza, a qualcun'altro quella soluzione sembrerà mille volte peggio del male di cui dovrebbe esser la cura.
E sotto tutto questo il sottile insinuare del Re è dapprima una debole voce, sinistra nemica della tendenza umana a lasciarsi guidare, che finisce per urlare, nel fracasso delle esplosioni e del fuoco, tutto quello che non va nella natura umana. E alla fine vedremo soltanto una piccola luce di speranza in fondo al tunnel. Una luce che ha un solo nome: solidarietà.
Voto: 8
[Anna Maria Pelella]

Incipit
Mentre Claudette Sanders stava prendendo una lezione di volo, osservava la cittadina di Chester's Mill brillare nella luce del mattino come qualcosa di appena fatto e lì posato giusto ora. Le macchine che percorrevano Main Street lanciavano ammiccamenti di sole. Il campanile della chiesa congregazionalista (la "Congo") sembrava abbastanza aguzzo da pungere il cielo immacolato. Nel momento in cui il Seneca V lo sorvolava, il sole scorreva sulla superficie del Prestile Stream, acqua e aereo a tagliare la cittadina sulla medesima diagonale.
"Chuck, mi pare di vedere due ragazzi al Peace Bridge! A pescare" La gioia incontenibile la faceva ridere. Le lezioni di volo erano un omaggio del marito, che era primo consigliere cittadino. A lei la nuova avventura era piaciuta fin da subito. Ma non era semplice piacere, era estasi. Quel giorno per la prima volta aveva capito veramente che cosa faceva del volo un'esperienza così fantastica. Che cosa lo rendeva straordinario.