L'estate di Montebuio

di Danilo Arona - pagine 482 - euro 13,50 - Gargoyle Books

In una notte del dicembre 2007, alle tre in punto, lo scrittore horror Morgan Perdinka si toglie la vita nel suo loft di Milano.
Il 9 gennaio del 2008 il cadaverino mummificato di una ragazzina scomparsa quarantacinque anni prima riaffiora dalle acque gelide di un torrente sulla cime del Monte Buio, nell’Appennino Ligure.
Un carabiniere e un anatomopatologo scoprono che il dodicenne Morgan trascorse le vacanze estive del 1962 sotto il Monte Buio, vivendo un tenero e infantile amore nei confronti di quella bambina.

Cosa lega una vecchia colonia in rovina alle inquietanti preveggenze dei libri scritti da Morgan? Chi è la Vergine Crocefissa? Che cosa è la sostanza nera e fosforescente che da decenni prolifera sulle propaggini della montagna?
Era giusto che, dopo tanti anni passati a inquietare la realtà italiana con i suoi romanzi, il ghostbuster tricolare Danilo Arona approdasse alla casa editrice che, oggi, più di qualunque altra, riesce a dare la giusta importanza a un genere, l’horror, che da troppi anni non ha più molta fortuna nel Belpaese: la Gargoyle.
"L'estate di Montebuio" è forse il romanzo più ambizioso di Arona, il più lungo, il più complesso, un’opera affascinante e per certi versi difficile, vista la convivenza di tanti punti di vista, di tanti piani temporali, di tanti personaggi che appaiono, scompaiono e poi muoiono per riapparire nuovamente, e di un fiume di spunti che abbracciano la storia, la religione, la fantascienza, la fisica, la filosofia, la scrittura stessa e, naturalmente, l’horror.
Si viene sinceramente travolti da una slavina di leggende, torture, viaggi nel tempo, asteroidi, streghe, fantasmi, burattini indemoniati, blob insaziabili, creature femminili con ganci al posto dei denti, preti astronomi, personalità multiple, mostri tentacolari che solcano il cielo, sacrifici pagani, macchine da scrivere possedute, preveggenze e molto altro ancora, elementi che costruiscono, turbamento dopo turbamento, una base forte, fortissima, per un romanzo che cresce in continuazione.
L’abilità di Arona è tale da riucire a tenere sotto controllo questo tripudio di informazioni, che potrebbe provocare, senza vergogna, ben più di un orgasmo ai nerd avidi di mistero e terrore.
La struttura dell’opera, singolare e frammentaria, è un puzzle suddiviso grossomodo in tre parti, ognuna delle quali vede un protagonista diverso nel vano tentativo di risolvere l’arcano di Montebuio. Si respira un’impressionante gestione di eventi e personaggi, ritmi e twist narrativi, e l’intricato mosaico complessivo risulta sempre (tolti alcuni segmenti) di piacevolissima lettura.
Se nella prima parte, cara a certi romanzi di formazione e chiaramente ispirata a opere immortali come "It" e "L’estate della paura", il crescendo d’orrore è percepibile in ogni capitolo, costruiti quasi come puntate di un telefilm del mistero, dove l’ordinaria quotidianità viene sconvolta, alla fine di ognuno di essi, da un evento inspiegabile, nelle restanti due macrosezioni l’accumulo di soprannaturale è talmente vasto, imprevedibile, effervescente, da sprigionare un’inarrestabile curiosità, che divora pagina dopo pagina.
Per tanta squisitezza narrativa (impagabile lo stile di Arona, profondo, ricco, succoso), diventa sicuramente più facile evidenziare certi momenti bui che, sebbene non inficino il lavoro generale, lasciano comunque alcune ombre.
Parlo degli scritti di Morgan Perdinka, creati, come dice Arona stesso nella postfazione, con la collaborazione di Giacomo Cacciatore, che, tolta la carneficina finale, appaiono sempre troppo prolissi e pesanti, pesantissimi da digerire (il primo estratto da "L’onda", il primo racconto pubblicato).
E parlo anche di certe figure, potremmo dire archetipi, elementi che per certi versi hanno costruito l’horror (la macchina da scrivere, il burattino, il protagonista scrittore, la stessa lunga, prima parte), che, per quanto fondamentali per la trama, forse, nel 2009, portano davvero troppi anni e polvere sulle spalle per risultare ancora piacenti e in forma.
Ciò non toglie l’ottima, a tratti superba, qualità de "L'estate di Montebuio", che mostra ancora una volta le straordinarie doti narrative di quello che può essere considerato il più grande scrittore horror italiano.
Voto: 7
[Simone Corà]

Incipit
La messa pomeridiana inizia per tradizione alle cinque del pomeriggio. Ma già da almeno due ore prima il piccolo paese inizia a popolarsi. È il 16 agosto. È sempre il 16 agosto, perché da decenni è la data dedicata, qui come in altre parti d’Italia, a San Rocco. Solo una volta ogni dieci anni, in un anno la cui cifra finale è il 3, San Rocco divide lo spazio con Santa Marian di Antichia, la Vergine Crocefissa; un culto quasi scomparso, ai confini del paganesimo: uno dei molti esempi di religiosità popolare che resistono nell’Italia rurale con la benevolente indifferenza delle diocesi e delle curie.
Ma quest’anno è il 2008, e San Rocco si gode il suo spazio al sole da vero e unico protagonista.