Spedizione verso il niente

di Dean Koontz - pagine 165 - Urania

Romanzo firmato da uno dei più famosi autori del “brivido” contemporanei conosciuti in Italia, ma che nonostante questo è stato pubblicato solo all’interno della collana Urania (n. 733, uscito il 9.10.77). Si tratta di un’opera che miscela molto bene vari generi. Una prima parte thrilling sulla scia di “Dieci Piccoli Indiani” (anche se con ambientazione in spazi aperti e un’atmosfera medievale anziché contemporanea), poi una parte centrale fantastica e una conclusione post-atomica.

Nel dettaglio si assiste a una spedizione (a piedi) di soldati intenti a scalare dirupi e catene montuose alla caccia dei leggendari veicoli di cui si suppone fossero dotate le antiche civiltà che avevano vissuto nell’ignota landa denominata “il Niente”. Lo scopo della marcia è quello di evitare all’esercito rivale di impossessarsi di tali mezzi e quindi di costringerli a una facile resa.
La spedizione però sarà tutt’altro che agevole. Gli uomini, guidati da un Maestro dotato di poteri telepatici, dovranno vedersela con il gelo e soprattutto con due assassini che si mescolano tra loro, facendo strage di soldati. Superate le montagne, poi, dovranno addentrarsi in una foresta di cristallo dove strani volti umani sveleranno di essere intrappolati in quel luogo da secoli. Ma i pericoli non finiscono qui, apparecchi sorvoleranno i cieli sputando fuoco e fiamme sui viandanti finché questi ultimi si imbatteranno in ciò che rimane dell’antica civiltà. Veicoli distrutti, treni infarciti di scheletri, creature mutanti saranno cose comuni in quei luoghi.
In buona sostanza, ci troviamo al cospetto di un’opera che si evolve passando di livello in livello, tra ambientazioni e problematiche distinte. Dean Koontz regala alcuni momenti descrittivi visionari difficilmente dimenticabili. Su tutti citerei la descrizione della foresta di cristallo, ma anche le “scene” in cui vengono lanciati nel cielo gli uccelli “strillatori” (animali che volano in ricognizione e poi riferiscono al loro istruttore ciò che hanno visto). Intelligente, anche se non certo un’innovazione filosofica di Koontz, la riflessione finale sulle conseguenze che è capace di generare una guerra “a distanza” (con i soldati che non si rendono conto di uccidere, perché non sentono le grida e non vedono tutto l’orrore che ne consegue) rispetto alla guerra corpo a corpo.
In definitiva, un libro assai scorrevole non ancora scritto con quel taglio commerciale che caratterizzerà diversi romanzi successivi di Koontz. Lettura consigliata.
Voto: 7,5
[Matteo Mancini]

Incipit
Nello studio ingombro, sul lato della casa volto a occidente, Sandow sedeva a una scrivania sovraccarica di testi arcaici dalle pagine ingiallite e rovinate dal trascorrere di un tempo troppo lungo. Non li stava leggendo, né aveva intenzione di leggerli in un prossimo futuro, perché ne conosceva ogni parola a memoria. C’erano sempre libri aperti sulla scrivania del Maestro Scuotitore Sandow, in parte per dare ai visitatori un’impressione di operosità e in parte perché l’odore della carta invecchiata e logora gli piaceva.