Misery

di Stephen King - pagine 392 - euro 8,50 - Sperling Paperback

Colorado, Stati Uniti. Il celebre scrittore Paul Sheldon dopo aver terminato di scrivere il suo ultimo romanzo, parte in macchina per consegnare il lavoro al suo editore, ma un'improvvisa tempesta di neve lo fa uscire di strada. Svenuto e gravemente ferito viene tratto in salvo dall'ambigua Annie Wilkes, un'ex infermiera che, per ironia della sorte, è proprio un'accanita lettrice dei suoi libri. L'uomo, costretto a rimanere su una sedia a rotelle, si ritrova così prigioniero nella casa di questa donna che ben presto mostra segni di squilibrio mentale.

Nella sua follia Annie non perdona a Paul di aver "ucciso" Misery, il suo personaggio preferito; così, tramite orribili sevizie e torture, lo obbligherà a farla rivivere con un nuovo romanzo.
Sarebbe riduttivo affermare che "Misery" è solamente un thriller, questo libro riesce ad andare oltre, è un dettagliato "resoconto esplorativo" della mente delle persone. Stephen King è indubbiamente un grande romanziere ma è anche un ottimo osservatore della specie umana, sembra quasi che la sua vera passione non sia la narrativa ma la psicologia.
King naviga con superba maestria nelle oscure acque della follia e dell'incubo, attraversa le lande del dolore e della morte per poi visitare gli immensi abissi di quella parte del cervello che lui ben conosce, ossia dove dimora la creatività e la fantasia.
Due aggettivi per descrivere "Misery"? Splendido e agghiacciante!
Voto: 9

Incipit
umber whunnnn
yerrrnnn umber whunnnn
fayunnnn
Questi suoni: nonostante la nebbia.
Ogni tanto i suoni si affievolivano, come il dolore, e allora restava solo la nebbia. Prima della nebbia ricordava l'oscurità: oscurità totale. Doveva dedurne che stava facendo progressi? Sia fatta la luce (anche se di tipo nebbioso), e la luce era cosa buona e così via e così via? Erano esistiti quei suoni nell'oscurità? Non era in grado di dare risposta ad alcuna di quelle domande. Aveve senso porsele? No, non aveva risposta nemmeno a questa.
Il dolore restava poco sotto i suoni. Il dolore era a est del sole e a sud delle sue orecchi. Qui si concludevano le sue certezze.
Per un lasso di tempo che sembrò molto lungo (e così era, poichè in esso esistevano solo il dolore e quella nebbia inquieta) quei rumori furono l'unica realtà esterna. Non aveva idea di chi fosse o dove fosse e nemmeno gli importava saperlo. Avrebbe voluto essere morto, ma nella nebbia intrisa di dolore che gli riempiva la mente come una tempestosa nube estiva, non sapeva di volerlo.