Laggiu' nel profondo

di Joe R. Lansdale (e Luca Crovi e Andrea Mutti per la versione a fumetti) - 146 pagine - euro 13,00 - Edizioni BD

Diciamolo subito, a scanso di equivoci, che poi non voglio sentire ma e se di nessun tipo. Laggiù nel profondo è la più grande puttanata che Joe Lansdale abbia mai scritto. C’è poco da dire, davvero. Non sto mettendo in dubbio il lodevole gemellaggio tra narrativa e vignette di cui si fa coraggiosamente portavoce la casa editrice (il volume è infatti suddiviso in due parti: una prima che ospita il racconto lungo originario, e una seconda dove è presente la sua riduzione fumettistica), ma il lavoro svolto dallo scrittore texano è insufficiente sotto ogni punto di visto.

L’idea è una bomba: in un mondo devastato da un inverno glaciale, un gruppo di supereroi scende all’Inferno per sconfiggere colui che ha detronizzato Satana e vuole conquistare il mondo, Belzebù.
Una trama stupida e sgangherata, ma che nelle mani del rozzo ed esilarante umorismo di Lansdale prometterebbe protagonisti sfavillanti, dialoghi irresistibili e situazioni al limite della genialità. E il prologo, che racconta di come il mondo sia improvvisamente caduto in questo freddo artico e ci introduce al manipolo di eroi, è una perfetta sintesi delle qualità lansdaleiane.
Eppure, basta pochissimo perché l’illusione finisca. E i motivi sono molti.
1) La volgarità. Non è una questione di perbenismo o di falsa raffinatezza - chi scrive adora lo stile sboccato del cowboy e ne apprezza gli spunti esilaranti - ma in questo caso è talmente infantile e grossolana che fa affondare davvero laggiù nel profondo le minime intuizioni che qua e là fanno capolino.
2) I personaggi. A discapito di una loro presentazione comica ben riuscita, ben presto si trasformano nella quintessenza della piattezza e dell’inutilità. Sono privi di stile e di una forte caratterizzazione, e si riducono a una sequela di bestemmie bambinesche e sconfortanti. Premio speciale per la terrificante versione moderna di Virgilio, quanto di più tragico e immaturo sia mai stato sputato fuori dalla mente di Lansdale.
3) La trama. Laggiù nel profondo è un estratto di superficialità tale che trasforma il racconto in omaggio indegno alla cultura supereroistica. Punto.
4) Lo stile. Si può riassumere tutto in due misere parole: svogliato e frettoloso. MAI Lansdale è stato così approssimativo nei dialoghi. MAI Lansdale è stato così banale nelle descrizioni. MAI Lansdale è stato così mediocre nei messaggi (la più insignificante critica alla religione che mi sia mia capitato di leggere). MAI Lansdale è stato una simile delusione. MAI Lansdale è stato così.
Leggermente migliore la versione in fumetto del racconto, di sicuro più adatta e meno accessibile alle critiche di stupidaggine. Ma anche qui c’è molto poco da salvare. Perché il grosso errore compiuto è stato quello di ricalcare pari passo le frasi e i dialoghi dell’opera originaria, ma vista la struttura a vignette molto più concisa e meno sbrodolona della controparte narrativa, vengono a mancare punti essenziali per comprendere certe battute, e l’unico risultato ottenuto è quello di azzerare del tutto anche le (pochissime) buone idee espresse nel racconto.
Se si fosse pensato a una storia a fumetti semplicemente tratta da Laggiù nel profondo, e non a una trasposizione ultra fedele al racconto, sarebbe stata cosa assai più gradita. Anche perché le piccole concessioni che si prende Crovi ai testi sono originali e interessanti. Ma bisogna comunque approvare la bellezza delle tavole di Mutti, ricche di colori sfavillanti.
Ultima ma non meno dolorosa badilata nelle ginocchia, la questione del prezzo. Tredici, e ripeto, TREDICI euro è un prezzo veramente esagerato per le poche pagine proposte.
L’invito è quello di lasciar perdere, senza tanti rimpianti. Un simile colpo al cuore potrebbe spezzare le gambe anche all’aficionado più puro.
Voto: 4
[Simone Corà]

Incipit
Rapporto a cura di John Gorge Emerson sotto l’intestazione Il Ragionamento Profondo della Vita Sotterranea, la Demonologia e la Sua Influenza sulle Regioni Periferiche del Pianeta Terra, letto ad alta voce all’incontro degli Archivi Speciali da John George Emerson, prima di suonare il CD del brano E il Diavolo Saltò Fuori e Gettò i Dadi di Jimmy Joe Smith & gli Acchiappa-Uragani, seguito da passi del trattato del Professor Edgar Rice Burroughs sull’Attività Sotterranea al Centro della Terra e da questa frase di John Cleve Symmers, ideatore della Teoria delle Sfere Concentriche e dei Vuoti Polari: “Dichiaro che la terra è cava e abitabile al suo interno.”
I veri e propri resoconti, tuttavia, sono noiosi, pertanto passeremo direttamente alla storia. Ed ecco come fa:
Un giorno, si alzò il vento, diffondendo il freddo nel mondo e facendo gelare buona parte del Nord Atlantico. In Scozia, il vello delle pecore si rivestì di ghiaccioli e nelle stalle le vacche infilarono il muso nella terra e non si alzarono più, con le code ridotte a uncini di ghiaccio.
In Africa, giacche pesanti e berretti con i paraorecchi divennero una necessità primaria, e la Croce Rossa si ritrovò costantemente impegnata a distribuirli a bordo di motoslitte.
Nell’America Settentrionale faceva così freddo che i camion con le catene alle gomme si ritrovarono a viaggiare su piste di ghiaccio che rivestivano i laghi o, come presto la gente iniziò a chiamarli, i Grandi Ghiacci. Infatti, tutti i laghi lassù si solidificarono. Si iniziò a estrarne il pesce congelato attraverso trivelle idrauliche e zappe rimorchiate da ribaltabili.
E proprio quel pesce surgelato divenne il cibo abituale, dato che si conservava e che non andava a male. Non si poteva coltivare granché, solo qualche verdura portata fin lì dal Sudamerica, ma persino al sud faceva freddo e gli ortaggi erano piccoli e malaticci e succosi come sughero, e la stagione del raccolto durava un battito di ciglia.