Unico indizio la luna piena

di Stephen King - pagine 141 - Longanesi

Il primo urlo agghiacciò la notte del plenilunio di gennaio. A Tarker’s Mills comincia così un anno di terrore. Quando le morti si susseguono ogni mese al plenilunio quello che ciascuno penserà sarà di essere impazzito, eppure è così, ogni notte di luna piena porta con sè una morte...
Prima di qualsiasi cosa questo è un calendario. Ebbene sì, come raccontato nella prefazione dallo stesso autore, sotto l’effetto di una sbronza Stephen King si è lasciato convincere a scrivere una storia per un calendario, motivo per cui il racconto si dipana nel corso di un anno, con accadimenti a scansione mensile ed è arricchito dalle illustrazioni di Berni Wrightson.

Ogni mese il paesino di Tarker’s Mills perde uno dei suoi abitanti, e i restanti si fanno a mano a mano più cauti nell’uscire di sera. Ogni mese ci si chiede chi sarà il prossimo e si fanno illazioni sulla natura del lupo che infesta il villaggio. Nel frattempo Marty che è sfuggito ad un’aggressione nel mese di luglio e si è salvato solo grazie ai fuochi d’artificio che suo zio gli aveva portato nascondendoli alla madre, ha un’intuizione. Anzi ha un sospetto che col tempo si consolida in una certezza, egli sa chi è la Bestia che si aggira di notte a Tarker’s Mills, sa anche che è suo dovere liberare il paese dalla presenza malvagia la quale, a sua volta sa di essere nel mirino, dal momento che Marty gli scrive di tanto in tanto. Dapprima solo laconici messaggi in cui lo invita ad uccidersi, poi gli ultimi due li firma addirittura col suo nome, e la mancata convocazione dei suoi genitori per chiarire le illazioni di cui lui fa oggetto una delle figure più eminenti del paese gli darà la conferma che cercava.
Non è certo la tensione a mancare in questo lavoro del Re, e se in alcuni casi le sue storie dovevano qualcosa qua e là ad altri autori, è sempre la capacità di rendere vivi i suoi personaggi ad avere la meglio e spiccare sopra ogni cosa. King è in primo luogo un narratore dotato, e poi anche un omaggiatore di tutto rispetto, le sue storie hanno sempre il dono della permanenza oltre la fine della lettura, e se come spesso è accaduto che da un suo libro venisse tratto un film, questo non fa che accrescere il potere di coinvolgimento di cui i suoi personaggi sono dotati.
In questo caso il film non è sopravvissuto certamente all’opera da cui è tratto, che seppur fuori catalogo rimane ancora oggi uno dei titoli maggiormente richiesti dai fans del famosissimo scrittore.
La storia è un omaggio all’archetipo del Licantropo, il tutto è denominato Ciclo del Lupo Mannaro e si svolge in maniera canonica, ma i personaggi sono di quelli che bucano la pagina e si siedono con noi sulla poltrona, Marty come lo zio e tutti i comprimari, giù fino allo sfortunato licantropo sono avvincenti e ben caratterizzati, come King ci ha abituati ad aspettarci da lui.
Lo scandire delle lune ci prende via via la mano e con una certa apprensione ci scopriamo ad aspettare la prossima aggressione, che avverrà senz’altro ai danni di un personaggio di cui King ci avrà prima raccontato tutto, rendendolo quasi familiare e della cui dipartita in alcuni casi un pò ci dispiacerà.
E se sul licantropo non c’era più niente da dire già prima di questo libro, è certo che a tutt’oggi nessuno ha aggiunto grossi tasselli ad un archetipo così abbondantemente sfruttato e definitivamente saturato dall’opera di uno dei più grandi affabulatori della letteratura contemporanea.
Voto: 6
[Anna Maria Pelella]

Incipit
Da qualche parte, in alto in alto, la luna riplende, bella piena... ma qui, a Tarker’s Mills, infuria una tormenta di neve. Il vento fischia battendo a tutta forza la strada principale deserta; gli spazzaneve municipali hanno rinunciato da un pezzo a liberare le vie.
Arnie Westrum, segnalatore della compagnia ferroviaria GS&WM, è stato colto dalla tormenta a quindici chilometri dal paese: ha dovuto fermare il carrello azionato da un motore diesel e rifugiarsi nella baracca degli attrezzi e dei segnali, dove, aspettando che finisca la nevicata, fa, con un vecchio e unto mazzo di carte, il Solitario del Ritardatario. Fuori, il vento ulula all’impazzata. Westrum, un pò a disagio, alza la testa poi torna a chinarla sul gioco. E solo il vento, dopo tutto.