L'orrore dietro l'angolo

di Alberto Calorosi, Andrea Franco, Andrea Cavaletto, Sabrina Modesti, Alfredo Mogavero, Marco Crescimbeni, Raffaele Serafini, Marco Cartello, Francesco Donato, Marica Petrolati, Simone Corà, Simone Pera, Simona Cremonini, Maria Galella, Luca Iaccarino - pagine 148 - euro 10,00 - Magnetica Edizioni

L’antologia raccoglie i migliori racconti che hanno partecipato al Premio Scheletri, per racconti contenuti in duemila parole, e che getta uno sguardo su quelle che sono/saranno/potrebbero essere le nuove tendenze e soprattutto i nuovi protagonisti della narrativa horror in Italia. Una premessa va fatta: di base abbiamo una qualità media dei racconti medio-alta, soprattutto riguardo al dato “formale”. Nel senso che i racconti hanno tutti molta cura nella forma e nell’esposizione narrativa. Del resto, gli autori, pur se “illustri sconosciuti” non sono certo principianti assoluti, molti da un po’ frequentano podi letterari e selezioni editoriali.

Quindi la qualità di base c’è, cosa che spesso manca in questo tipo di produzioni (antologie dei premi on-line). Io su un mio personale podio metterei come racconti più riusciti quelli in cui nessuna parola è sprecata né si sente la mancanza di una maggiore lunghezza. In questo senso quelli che ho gradito di più sono: Zuppa di Cicerchia di Marica Petrolati, magnifica dimostrazione di come le suggestioni e la lezione della ghost-story inglese si possano innestare nella ruralità italiana senza risultare scopiazzate, o peggio ancora posticcie; Pioggia, lacrime, sangue e terra di Simone Corà, sapore molto sf ma coefficiente orrorifico a mille, ritmo narrativo serratissimo; Fiat revenge, un delirio biomeccanico e splatter di raro sadismo e malsanità, forse l’unico episodio “splatter punk” della raccolta; E da lassù vi vedrò crescere di Simone Pera, molto ben raccontato, con un crescendo di orrore e ambiguità davvero ben calibrato.
Occhi azzurri di Raffaele Serafini e Le scarpe nuove di Alfredo Mogavero ci parlano di orrore in un senso più lato; non posso non segnalarli, il primo per il lucido incastro narrativo e temporale, il secondo per l’amarezza e l’efficacia di certe immagini. Un discorso a parte merita Andrea Franco, per Tra le gambe del tempo, che è un racconto “fantastico” più che orrorifico in senso stretto: l’intrinseca bellezza e sensualità di questo racconto, la forza descrittiva e le emozioni che riesce a trasmettere, rappresentano la “chiusura in bellezza” della raccolta.
Altri racconti sono forse meno riusciti, ma tutti meritevoli di una attenta lettura: si potrebbe obiettare che le idee di base di Il nonno di Marco di Marco Cartello e Sotto la superficie di Simona Cremonini risultano sacrificate nel limite di duemila parole. Parimenti si può dire che Asualea di Francesco Donato e I quadri di Sofia di Marco Crescimbeni, pur contenendo immagini di potente orrore, pagano pegno a uno stile narrativo a tratti ancora acerbo: il tempo porterà a questi due talentuosi autori maturazione stilistica e le soddisfazioni che meritano.
Una considerazione: tutti gli autori di questi quindici racconti, anche degli episodi meno riusciti, si sono impegnati (anziché avventurarsi in sperimentalismi letterari astrusi, elitari e pseudo mistici, nel tentativo di dare a questo genere blasoni intellettualoidi che secondo me all’horror nuocciono assai) con onestà e passione nell’antica, semplice e gratificante arte di raccontare storie che generino inquietudine e paura. Ciò che ogni autore dovrebbe perseguire come fine, anziché come strumento per logorroici voli pindarici.
Un’ultima considerazione sugli aspetti tecnici della realizzazione del libro: gradevoli le scelte grafiche, sia per la copertina che per le illustrazioni interne, ispirate alla semplicità e alla sobrietà.
Riguardo all’editing dei racconti, in linea di massima è sufficiente, tranne che in qualche caso: ciò mi fa dedurre che si siano limitati a quello fatto dai singoli autori. Capisco che la Magnetica ha dato una disponibilità non trascurabile alla realizzazione di questo progetto originato dal concorso, tuttavia la cura di certi dettagli dovrebbe interessare anche a loro, se non altro per mostrare di avere un elevato standard qualitativo.
Un’ultimissima osservazione: un libro che vale davvero la pena di leggere: perché i ragazzi in questi racconti si sono impegnati davvero, e perché questo impegno ha prodotto i suoi (primi, si spera, di una lunga serie) frutti.
Voto: 7
[Vincenzo Barone Lumaga]

Incipit (dal racconto "Il pasto della lumaca" di Andrea Cavalletto)
Strisciava nel fango, muovendo a fatica il corpo molle e umido. Annaspava e si contorceva nel campo dietro la scuola, lasciandosi appresso una densa scia di sangue. Si girò a pancia in su e per un attimo restò a fissare il cielo, una volta turchese ora sgombra di nubi. Ansimava forte, poi si rimise supino e ricominciò a strisciare sull’erba verde, anch’essa tagliata di fresco.
Soffriva come un dannato, nonostante non riuscisse nemmeno più ad urlare, tanto grande era il suo dolore. Sangue rappreso e fango insudiciavano quelle carni bianchiccie e flaccide. Il terriccio rimaneva appiccicato alla sua pelle orrendamente lacerata, insinuandosi nelle ferite, riempiendole, violentandole. Si mescolava al sudore e al sangue in un ributtante impasto vermiglio.