Iacobus

di Matilde Asensi - pagine 396 - euro 9,50 - Sonzogno

Anno 1315. L'Europa è ancora in subbuglio a causa dello scioglimento dell'ordine dei Templari voluto da papa Clemente V. I pochi cavalieri superstiti hanno trovato rifugio in Portogallo, una delle poche nazioni disposte a dar loro asilo, o hanno rinunciato ai voti. Galceran de Born, medico appartenente all'Ordine dei Cavalieri dell'Ospedale di San Giovanni, detto il Perquisitore, a causa della sua fama di eccellente segugio e maestro nello svelare gli enigmi più misteriosi, viene convocato da Giovanni XXII alla corte papale di Avignone: lì, gli vine affidata la missione di scoprire dove gli ultimi Templari hanno nascosto le loro immense ricchezze. Lo accompagnano in questo viaggio Jonas, un ragazzo di tredici anni, prelevato da un monastero, in realtà è il figlio illegittimo di Galceran, nato da una relazione antecedente alla sua investitura, e Sara, una maga ebrea, tanto bella quanto misteriosa.

Ennesimo romanzo sui Templari, che grazie al successo del Codice Da Vinci, ha varcato i confini nazionali. Matilde Asensi in patria è considerata la regina dei thriller storici. Questa definizione ci porta quindi a dover analizzare bene due aspetti dell'opera: l'ambientazione e la trama. Per quanto riguarda il primo punto, non si possono mettere in discussione i meriti della scrittrice: la descrizione meticolosa della società medievale, gli usi ed i costumi dell'epoca sono resi davvero molto bene e quindi tanto di cappello all'autrice. Per quanto riguarda il secondo punto, bisogna dire che la storia non brilla certo per originalità: l'eroe a cui viene affidata una missione per il bene del suo ordine; il figlio dimenticato ed illegittimo, nato da un amore di gioventù, ritrovato in un convento; la bella maga, l'inevitabile contrasto con il protagonista, con conseguente storia d'amore, la Chiesa corrotta ed avida di potere e denaro, i Templari, cavalieri misteriosi e spietati e così via. La psiche dei personaggi è quasi inesistente e nei pochi passi in cui l'autrice vi si dedica, sembra riprendere i cliché consumati della letteratura. Galceran de Born ad esempio, sembra un Indiana Jones o un Robert Langdon del medioevo, privo della spettacolarità che il cinema moderno regala, ma spoglio anche di una qualsiasi caratteristica che lo possa rendere degno di nota. Sarà che ormai l'argomento del romanzo è stato trattato in molteplici occasioni e quindi trovare degli espedienti nuovi è molto difficile, sarà che è giunto in Italia in un momento in cui la vita dei Templari è tra le idee più sfruttate e quindi magari anche un lavoro nuovo ed interessante rischia di passare inosservato e sottovalutato, ma questo romanzo non è riuscito a convincermi o a catturarmi. Forse gli amanti dei libri a sfondo storico lo sapranno apprezzare più di me, ma non riesco a dargli la sufficienza.
Voto: 5
[Nanny Ranz]

Incipit
A questo punto non si spiega come io, Galceran de Born, che da poco ho smesso i panni di cavaliere dell'Ordine dell'ospedale di San Giovanni di Gerusalemme, secondogenito del nobile signore di Taradell, già crociato in Terrasanta e vassallo del nostro signore Giacomo II d'Aragona, possa credere ancora all'esistenza di un destino occulto e ineluttabile tra i casi in apparenza accidentali della vita. Nondimeno, quando ripenso agli accadimenti degli scorsi quattro anni, e vi ripenso on insistenza molesta, non riesco a liberarmi del sospetto che sia un fatum misterioso, forse il supremum fatum di cui parla la Qabalah, a tessere i fili degli eventi con una lucida visione del futuro, senza tener in conto alcuno i nostri progetti ed i nostri desideri. Così dunque, nell'intento di chiarire le mie confuse idee e con il desiderio di lasciare memoria delle strane circostanze della storia, acciocché le possano conoscere fedelmente le generazioni a venire, comincio questa cronaca nell'anno di Nostro Signore 1319, nella piccola località portoghese di Serra d'El-Rei, dove esercito, tra le altre attività, quella di medico.