Vita segreta di uno scrittore di gialli

di Enrico Luceri - pagine 96 - euro 9,00 - Magnetica Edizioni

Una antologia atipica questa di Enrico Luceri, conosciuto ai più come EnricoElle, scrittore noir-thriller tra i più promettenti nel panorama del web italiano. Atipica perché c’è un legame tematico comune tra questi quattro brevi racconti: raccontano le vicende di quattro scrittori di gialli. Il racconto diventa quindi, al di là della trama e degli altri personaggi, soprattutto una ideale finestra da cui sbirciare il microcosmo in cui lo scrittore si muove e vive, trasformando le comuni nevrosi che affliggono anche l’uomo comune in spunti creativi efficaci .Ma è sempre davvero così? Il meccanismo della creazione artistica letteraria è davvero un così perfetto metodo di sublimazione delle pulsioni negative umane? A leggere i racconti sembrerebbe di no.

A cominciare dalle inquietanti e amareggiate presenze che perseguitano il protagonista di “L’appuntamento”.
Il Sabatini protagonista di “Scioglimi da gravi affanni”, forse il personaggio più brillante e positivo, pure “filtra” la realtà attraverso il suo armamentario deduttivo e fantasioso di giallista, per poi rimeditare la soluzione dei rebus nel suo ristorante tipico preferito. Si rivelerà ad ogni modo molto più acuto dei poliziotti nel risolvere l’enigma. Il protagonista di ”Regina, l’ape” è invece immerso nel suo ideale microcosmo a tal punto che anche i rapporti interpersonali e sentimentali sono immancabilmente condizionati dalla sua passione per il thrilling e il giallo.
Giochi di prestigio” è infine quello in cui, oltre ad esserci un maggiore intreccio, la figura dello scrittore di mezza età ancora in attesa di successo è tratteggiata in modo più amaro ed impietoso.
E la figura dello scrittore, spesso associata all’ideale positivo di uno spirito libero e creativo, è alla fine ritratta con più ombre che luci.
Voto: 7,5
[Vincenzo Barone Lumaga]

Incipit (dal racconto “L’appuntamento”)
Devo terminare al più presto il racconto che ho promesso all’editore. Non sarà difficile, perché ho già appuntato sul quaderno la trama che voglio sviluppare, poi ho scribacchiato i tratti caratteristici dei personaggi. Insomma, ho dato loro vita, come un padre. Ma io non sono un padre qualsiasi, perché posso dare anche la morte, a quei figli di carta che genero di continuo, una morte violenta, perché scrivo storie dure, di sangue, paura e delirio. Io sono uno scrittore di thriller. Ecco, sono come quel dio mitologico che divorava i suoi stessi figli, finché essi non si ribellarono. E lo uccisero. Scrollo il capo, e sorrido, perché mi accorgo che mi sto comportando come un personaggio dei miei romanzi. Afferro una bottiglia di vino, la stappo e verso mezzo bicchiere. Prima di sorseggiarlo, ne esamino in controluce il colore rubino e aspiro un paio di volte l’aroma intenso. Soddisfatto, poso il bicchiere accanto al portatile, sfoglio il quaderno di appunti e tengo il segno infilando una matita fra le pagine. Sgranchisco le dita, mentre il cursore lampeggia sul foglio bianco di Word. Cerco con gli occhi l’astuccio dei sigari toscani e l’accendino d’oro che mi ha regalato mia moglie. Sono pronto, concentrato come un atleta ai blocchi di partenza. Ripasso mentalmente la frase, poi le mie dita cominciano a sfiorare i tasti, come seguissero una musica che solo io posso sentire.