Hannibal Lecter - Le origini del male

di Thomas A. Harris - pagine 343 - euro 13,30 - Mondadori

Sebbene sia stata tratteggiata magistralmente nel romanzo Red Dragon del 1981, bisogna attendere l’anno 1988 per vedere consacrata, con l’uscita de “Il silenzio degli innocenti”, oltre 10 milioni di copie vendute, la figura di uno dei più affascinanti serial killer del panorama thrillerista mondiale: Hannibal Lecter. Negli anni a seguire la cultura pop, ma forse più l’industria letteraria mondiale, hanno costruito un mito attorno al celebre psichiatra antropofago, costringendo l'autore Thomas Harris a dare un seguito al proprio parto letterario propinandoci prima il sequel Hannibal, ed ora, non resistendo alla lusinga di raccontare la nascita del suo eroe, il prequel della saga: Hannibal Lecter: Le origini del male.

La genesi ha inizio nel 1941, anno in cui Adolf Hitler dà il via all’invasione dell'Unione Sovietica, nell’ambito dell’operazione Barbarossa.
Il primo incontro con il futuro serial killer avviene nel giardino del castello di famiglia, sito in Lituania, costruito secoli prima dal suo antenato Hannibal il sanguinario (1365-1428).
«Hannibal Lecter, che aveva otto anni ed era l'ottavo della stirpe, se ne stava nell'orto con la sorellina Mischa e gettava pezzetti di pane ai cigni neri nell'acqua scura del fossato».
Un’immagine idilliaca che prelude la tempesta.
La famiglia, per sfuggire alla guerra e alle persecuzioni dei collaboratori lituani dei nazisti - gli Hilfswillige - è costretta a vivere dentro un casino di caccia di famiglia, dove, negli anni a seguire, il fanciullo Lecter passa le sue giornate sui libri, aiutato dal precettore Jakov, e dispensando consigli alla sorellina Misha.
E' in questi anni che vanno delineandosi le fondamenta del "palazzo della memoria", luogo immaginario dove custodire le memorie delle persone e delle cose a lui più care.
Nell'inverno del '44 assiste, inerme, all'uccisione della sua famiglia e di Misha, tre anni, da parte di un gruppo di sbandati ex nazisti.
Distrutto dall'orrore e dalle brutture della guerra e ancora più dalla morte dell’amata sorella, sarà ritrovato da un gruppo di soldati russi e ricondotto in un orfanotrofio. Per uno strano capriccio del destino è proprio la sua antica dimora ad ospitare gli orfani di guerra.
Gli occhi attraversati da un'indecifrabile espressione, chiuso in un perenne ed ostinato silenzio, il piccolo Hannibal cresce nell'orfanotrofio russo in una solitudine apparentemente assoluta. Costretto a subire angherie di ogni tipo dal responsabile dell’orfanotrofio viene rintracciato e portato a Parigi dallo zio, Robert Lecter, un famoso pittore.
Qui, grazie alle amorevoli cure della moglie del pittore, Lady Murasaki, Hannibal ha la possibilità di avvicinarsi alla cultura nipponica e di scoprire e coltivare i suoi innumerevoli talenti.
È in questa atmosfera, densa di stimoli e suggestioni, che il giovane comincerà a popolare il "palazzo della memoria", impreziosendolo di visioni spettacolari e insieme agghiaccianti, teatro e sfondo interiore delle più raffinate speculazioni come dei più inconfessabili desideri. Fino al giorno in cui Hannibal decide che è tempo di tornare a casa e bussare alla porta dei demoni che così spesso vengono a fargli visita...
Libro non eccellente. Dialoghi lenti, a volte sconclusionati, che ci ritraggono il giovane Lecter in maniera molto superficiale. Sebbene sia un romanzo scorrevole, risulta semplice, poco descrittivo e, specie nella seconda parte, dedicata alla genesi del terrore, poco coinvolgente.
Siamo lontani dalle atmosfere sinistre di Hannibal e Red Dragon. Anni luce da Il Silenzio degli Innocenti”.
Voto: 4/5
[Carmine Cantile]

Incipit
La porta del palazzo della memoria del dottor Hannibal Lecter è immersa nel buio al centro della sua mente e ha una serratura che può essere trovata solo al tatto. Questo strano portale si apre su spazi immensi e ben illuminati, un po’ barocchi, con corridoi e stanze che rivaleggiano per numero e varietà con quelle del museo Topkapi.
Ci sono esposizioni ovunque, ben allestite e con le luci appropriate, ognuna collegata a ricordi che portano ad altri ricordi in una progressione geometrica.
Gli spazi dedicati ai primi anni di Hannibal Lecter sono diversi dalle altre sale per la loro incompletezza. Vi sono scene statiche, frammentarie, come ceramiche antiche tenute insieme dallo stucco. Altre stanze racchiudono suoni e gesti, enormi serpenti che lottano e ondeggiano nell’oscurità, e si illuminano in lampi improvvisi. Suppliche e urla echeggiano in anfratti al pianterreno, dove lo stesso Hannibal non può andare.