Alchimie d'amore e di morte

di Giovanni Buzi - pagine 62 - euro 5,00 - Tabula Fati

Fate attenzione! Mentre leggete questo ‘piccolo libro’ potrebbe capitarvi di alzare la testa e, guardandovi intorno, scoprire che i colori sono più stinti e pallidi. Tendendo l’orecchio scoprirete anche che i suoni sono più attutiti, più sottili. Vi sentirete come se alcuni suoni e alcuni colori fossero spariti. Tranquilli: non spaventatevi, è normale.
È uno degli effetti collaterali che s’incontrano durante la lettura di “Alchimie d’amore e di morte”. E non dovete nemmeno preoccuparvi. I colori e suoni scomparsi sono tutti dentro il libro che avete tra le mani, anche se vi parrà strano che possano starcene così tanti, in così poche pagine. Ma credetemi, non stanno stretti. Durante la lettura li potrete scorgere uno a uno, compatti ma distinti; anche se intrecciati nelle trame dei sei piccoli racconti che Giovanni Buzi ci offre.

Alcuni, è vero, paiono mal sopportare di restare confinati aldilà del bordo delle pagine. Il blu, il ghiaccio, i fruscii... paiono lottare per sfuggire dalle righe, per prendere corpo nei pensieri di chi legge, nella sua immaginazione.
Bisogna chiarirlo subito: non è “cosa” Buzi ci racconta che colpisce, ma “come” lo racconta. Il titolo, azzeccatissimo, anticipa lo spirito di ogni racconto. Ognuno, costruito su trama esile, ma non banale, gode di un’invidiabile immediatezza nel mostrare al lettore immagini vivide, nel fornirgli sensazioni, nel portarlo fino all’ultima riga in modo deciso, ma privo di frenesia, spingendolo, a volte, a rileggere qualche passo, talmente riuscito da risultare troppo intenso per essere afferrato con un solo passaggio dell’occhio.
Alchimie riuscite, dunque, in cui non prevale mai una solo tinta, ma è il chiaroscuro a impregnare e caratterizzare ogni pagina. Vi sono immagini dolcissime, seguite da scene d’orrore o di raccapriccio, rincorse a loro volta d’altre tenerezze. Miele e fiele mescolati, ma ancora distinguibili, sempre screziati di soprannaturale.
Sicuramente, viste le diverse ambientazioni e i differenti stili utilizzati, non tutti i racconti riceveranno lo stesso giudizio, ogni lettore ne preferirà alcuni, piuttosto che altri. È superfluo, quindi, fornire una sinossi di ognuno, ed è rischioso avventurarsi in una segnalazione riguardo al racconto meglio riuscito (anche se il brano di apertura, forse, ha una marcia in più).
Da segnalare, oltre al tascabilissimo formato offerto dalla collana “carta da visita” e all’originale immagine di copertina, l’ottima presentazione di Gianfranco Nerozzi che, azzardo, si potrebbe leggere per ultima, interpretandola come una conclusione, piuttosto che un’introduzione. Bastano poche righe e le parole di Buzi si presentano da sole.
Voto: 7,5
[Gelostellato]

Incipit
Forse, questa notte non succederà.
Sfumatura rosa arancio su tessuto bianco. Lino tanto sottile da sembrare impalpabile, quasi uno scherzo della luce. Eppure, dolce al tatto. Ricamo di steli e viole. I petali ancora inesistenti sono indicati da tracce blu. Tre fili di seta verdi coprono parte di gambi e foglie. Un movimento dell'ago; lampo scarabeo, una foglia sembra volar via.
Suor Maria degli Angeli alza il capo. Lo sguardo oltre la finestra aperta. I roseti s'agitano, frusciano i pini. Dal chiostro viene un profumo oro di tramonto e silenzio. In un sarcofago cade pigro un cannello d'acqua. In uno specchio torbido emergono due occhi; un guizzo e il pesce rosso scompare nel fondo. Muschi e striature color sangue sul marmo scolpito. Nel chiostro porticato, tante esili colonne. Tra le foglie stilizzate dei capitelli s'affacciano schematici visi, felini alati, ibridi dai corpi di donna, ali di pipistrello, artigli, code di serpente.
Suor Maria degli Angeli, sedici anni appena compiuti, richiama a sé lo sguardo. Un riflesso ambra le accende le pupille. Abbassa il capo e riprende il ricamo. L'ago affonda nel tessuto e scomparendo lascia un punto smeraldo.