di Alessandro Baricco - pagine 275 - euro 15,00 - Fandango Libri
Che Alessandro Baricco sia un favoloso cantastorie è cosa risaputa, soprattutto tra i suoi lettori. Che Baricco sia, a volte, supponente e superbo fino al punto di eccedere, e finire sopra le righe è cosa incerta, soprattutto perché le righe, quelle a cui finire sopra, le decide lui. Questa storia è il nuovo, atteso romanzo dellautore di Novecento, che pubblicando per la Fandango (attenzione alle copertine diverse), anziché per la solita Rizzoli, torna a raccontarci una storia, come sa fare lui. Un romanzo che piacerà a chi ha amato City, e forse ancor più a chi ha ancora nel cuore la poesia antica, leggera e malinconica che impregnava Oceano mare e Castelli di rabbia.
Baricco, relegando ad una parentesi il
librettino (in tutti i sensi) Senza sangue, racconta la storia di Ultimo
Parri, un uomo con lombra doro che, passando attraverso due
conflitti mondiali, automobili, motori, pianoforti, amanti e curve realizza il suo sogno,
un sogno originale come lo sono tutti i sogni dei personaggi di Baricco. La cosa per cui
era fatto. Tutta il resto della vita, ci dice lautore attraverso la voce di Ultimo,
non è altro che aspettare e ricordare, aspettare di aver realizzato quella cosa e
ricordarla. Ed è questo che ci racconta tutto il romanzo, in modo originale, attraverso i
contributi di persone che non sono il protagonista, ma che lhanno conosciuto. Il
padre di un suo commilitone, il diario della sua non-amante e innamorata, i pensieri del
fratellastro ritardato e la classica terza persona.
Baricco mescola una poesia che toglie il fiato ad una ragnatela di fatti storici che passa
per Caporetto e il Novecento italiano della provincia e delle corse di automobili. In
mezzo a questo ci sonor due momenti in uno stile che ancora non aveva trovato spazio, nei
lavori precedenti: una cruda scena dorrore sul fronte della Grande Guerra e un
diario con un sapore molto vicino (forse troppo) al Palahniuk più fantasioso. In
definitiva un lavoro originale, curato e riuscito. Se dovessimo storcere il naso, vi è
solo una inspiegabile passaggio dalla terza alla prima persona nella seconda parte e
qualche scena di sesso che, come peraltro accade spesso tra le righe di Baricco, sembra
fuori posto, non propriamente utile al disegno generale della storia. Ma sono comunque
piccoli nei e non difetti. Imprescindibile, per chi conosce e ama lautore,
Imperdibile per chi vuole sentirsi raccontare una storia, per la precisione, Questa
storia.
Voto: 8,5
[Gelostellato]
Incipit
Tiepida la notte di maggio a Parigi, mille novecento tre. Dalle loro case,
centomila parigini lasciarono a metà la notte, scolando in massa verso le stazioni
Saint-Lazare e Montparnasse, stazioni ferroviarie. Alcuni neanche andarono a dormire,
altri puntarono la sveglia a un'ora assurda per poi scivolare via dal letto, lavarsi senza
far rumore e sbattere nelle cose, cercando la giacca. In alcuni casi erano intere famiglie
a venir via, ma per lo più furono singoli individui a intraprendere il viaggio, spesso
contro ogni logica o buon senso. Le mogli, nel letto, poi, stiravano le gambe dalla parte
adesso vuota. I genitori scambiavano due parole, dedotte dalla discussione del giorno
prima, dei giorni prima, delle settimane prima. Erano incentrate sull'indipendenza dei
figli. Il padre si alzava sul cuscino e guardava l'ora. Le due. Era un rumore molto strano
perché centomila persone alle due di notte sono come un torrente che corre in un letto di
nulla, spariti i sassi, muto il greto. Solo acqua contro acqua. Così le loro voci
correvano tra saracinesche chiuse, strade vuote e oggetti fermi. In centomila presero
d'assalto le stazioni Saint-Lazare e Montparnasse, perché temevano di non trovare più
posto sulle vetture per Versailles. Ma alla fine tutti trovarono posto sulle vetture per
Versailles. Il treno partì alle due e tredici. Corre, il treno per Versailles.