L'enigma Barabba

di Salvo Toscano - pagine 223 - euro 13,00 - Dario Flaccovio Editore

Anche questa volta, con molto piacere, vi presento il nuovo romanzo di un giallista palermitano: si tratta di “L’enigma Barabba”, seconda fatica del giornalista Salvo Toscano dopo l’ottima prova di “Ultimo appello”. La storia, ambientata a Palermo, comincia dal ritrovamento del cadavere di un sacerdote teologo che è stato crocifisso, seguendo un macabro rituale, al muro di un casolare abbandonato.
La vicenda prosegue con un altro omicidio: un’anziana signora viene uccisa e la sua giovane badante sparisce improvvisamente nel nulla.
Apparentemente i due delitti non sembrano avere alcun legame, ma ben presto le due storie si intrecciano e in un crescendo proseguono verso la soluzione finale.

Il romanzo vede il ritorno dei fratelli Corsaro (già protagonisti del primo libro di Toscano) che si ritrovano coinvolti nell’intricata vicenda seguendo due piste diverse. I due uomini intraprendono un’indagine che li conduce agli albori del cristianesimo e alla ricerca della misteriosa identità di Barabba (l’uomo che venne scarcerato al posto di Gesù Cristo), accompagnati da una girandola di variopinti personaggi.
Il libro è un canto a due voci, si alternano infatti i resoconti dei due fratelli che, con i loro caratteri totalmente diversi, offrono due interessanti punti di vista sulla vicenda narrata. Roberto, ipocondriaco e introverso, svolge la professione di avvocato; mentre Fabrizio, fimminaro (latin lover) e arrabbiato con il mondo, lavora come giornalista. Così con una scrittura leggera e a tratti briosa, attraverso il racconto dei fratelli Corsaro, Toscano offre l’affascinante spaccato di una Palermo multietnica ed accogliente. L’autore inoltre gestisce bene il meccanismo della suspense e tiene incollato il lettore fino all’ultima pagina.
L’unica pecca a mio avviso è il finale forse eccessivamente “hollywoodiano” e un po’ troppo frettoloso. Infatti la storia, dopo aver mantenuto un ritmo progressivo è caratterizzata da un picco improvviso, una cavalcata impetuosa verso la soluzione dell’enigma.
Nonostante tutto, “L’enigma Barabba” rimane un buon romanzo giallo, anche perché, in un momento in cui i cloni de “Il codice da Vinci” crescono come funghi,Toscano ha il pregio di affrontare il delicato tema della religione (fornendo anche stimolanti spunti di riflessione) senza proporre teorie sensazionalistiche o verità scomode. Alla base del romanzo c’è infatti un’approfondita documentazione sul paleocristianesimo e sugli scritti di Qumran, argomenti che hanno stuzzicato molto la fantasia dello scrittore.
Voto: 7,5

Incipit
Se questa fosse una di quelle storie con una voce narrante estranea alla vicenda, inizierebbe nel buio di un vicolo del centro storico di Palermo. E’ maggio ma non fa ancora il solito caldo. E’ stata una primavera piovosa, nella notte sulla città s’è rovesciato l’ennesimo acquazzone, adesso il cielo va aprendosi, tra qualche ora svelerà i primi raggi di un sole destinato a rimanere timido ancora per molti giorni. Sono le tre e le strade di questa fetta abbandonata di città sono quasi deserte. Le ultime nigeriane e ghanesi hanno smontato da poco, rientrando in tuguri puzzolenti avvolte in variopinti vestitini che ne esaltano l’ebano della pelle e il fisico da statue. Qualche solitario ostinato continua a girare in auto intorno al percorso sul quale puoi trovarle, invertendo nervosamente la marcia in fondo a via Lincoln per concedersi un ultimo giro nella speranza di raccattare ciò che è rimasto dello smercio del sesso a buon mercato. Anche l’ultimo travestito chiude bottega vicino a piazza Borsa, fischia a un’auto con a bordo il solo conducente, poi da una borsa tira fuori una sigaretta, accartoccia il pacchetto e se lo getta alle spalle, per terra. Si sistema l’autoreggente poco sotto la minigonna, scatarra e si avvia sculettando verso casa. Due poliziotti sbarbati, l’auto posteggiata dall’altra parte della strada a far la guardia a qualche magistrato, gli riversano un attimo di attenzione, poi tornano a parlare tra loro con aria svogliata.
Tre ragazze passeggiano traballanti poco fuori dal pub che resta aperto fino all’alba. Due sono ubriache e infarciscono i loro sproloqui di volgarità. La terza, Barbara, fa meno chiasso, cammina un po’ in disparte, è pallida, si sbottona la camicetta come per respirare meglio, guarda l’orologio ma non mette a fuoco l’ora. Ha bevuto troppo, guarda le amiche camminare davanti a sé.