di Alda Teodorani - euro 8,00 - Halley Editrice
Roma. Caldo.
Una donna soffre per un amore finito. Una donna inizia a scrivere un diario per...
Al di là della finestra, scorre pioggia e migliaia di lucertole, gli occhi brillanti che
fissano. Prima magia-distorsione. Prima metamorfosi del reale che inizia a incurvarsi,
torcersi come su uno specchio deformante. Per meglio scrutare. Per meglio indagare.
Che occhi grandi che hai!
È per guardarti meglio.
Che bocca grande che hai!
È per divorarti meglio!
E Alda divora la realtà, insaziabile e la realtà divora lei.
Tutto intorno modifica, può modificare in un batter docchi. I suoni anche e le
luci. Lincubo solo può scarnificare il visibile, la normalità, per
estrarne il succo vitale, rosso sangue. È il sangue delle cose che si cerca, non la loro
apparenza illusoria. Il sangue dei significati, che ormai, come un esercito di volanti,
verdi lucertole, fuggono lontano da noi, tagliando il nostro campo visivo in un ondulante,
viscido serpeggiare smeraldo.
E la mente diviene ricettacolo di brandelli sparsi di memorie. Ricettacolo e cassa di
risonanza che cattura e amplifica. La mente come terra che decompone e dà nutrimento;
spirale di morte-vita in eterno, assordante, abbagliante avvilupparsi. Proprio quando la
stanza, le strade, la città, il cielo intero si modificano in un inverosimile flettersi,
ritroviamo gli scricchiolii di perni, gli stridii di quelli che sono per noi incastri
portanti: parole, musiche, immagini. Le parole di Baudelaire, Poe, Stoker, Bulgakov
saccorpano a onde sonore: Zucchero, Bowie, Battiato, la colonna sonora di Blade
Runner, The Cure... in una cacofonia limpida come lapparizione dun fantasma.
Un fantasma fatto di vapori sfuggenti, ma dallo sguardo fisso su di noi. Uno sguardo vivo.
Sfuggenti, fisse su di noi e limpide sono le parole di Alda. Parole che nascono come antiche sorgenti incantate, e come esse vengono da lontano; mondi sommersi, viscere
di Mostri degli Inferi.
Limpide.
Questo è laggettivo che spazza via ogni altro, quando penso a queste parole. Spazza
perfino aggettivi nobili come evocatrici, ispirate, taglienti, incisive...
Limpide. Queste parole.
Limpido il suono. Di cristallo che fa fremere laria del suo suono più puro. Blu
notte. Limpide le immaggini, fili tesi a intrappolare laltra realtà, quella che
sagita in filigrana al di là della pelle del visibile. Che solo i sogni possono
rivelare. Meglio ancora, quando i sogni si fanno acuminati e affondano come lame affilate,
meglio ancora, quando i sogni si fanno Incubi. E si ha male. Voto: 9
[Giovanni Buzi]
Incipit
Oggi è finito un amore.
Guardo lacqua che scorre sui vetri, penso a Lui.
Insieme allacqua passano migliaia di lucertole. Non mi fanno paura e comunque non
riusciranno a entrare. Prima mi sono avvicinata alla finestra, fissando i loro occhi
lucenti, mentre lacqua scorreva sui loro corpi. Ho guardato giù, verso i giardini.
Il barbone che dorme sempre sulla griglia di aerazione della metropolitana era là seduto
con la testa a ciondoloni. Aveva i capelli zuppi dacqua e accanto a lui, appoggiata
per terra, una busta di plastica bianca. Mi sono chiesta se glielavesse portata lo
spazzino che ogni giorno gli dà qualcosa. Ma il pensiero è corso subito altrove, è
tornato come unonda, come acqua, senza lasciarmi niente.
Qualcuno mha detto una volta che quando finisce qualcosa, qualcosaltro
comincia. Per me oggi è così, e ho voluto iniziare a scrivere questo diario. Un diario
scandisce forzatamente il tempo, eppure io lo voglio senza tempo, senza tempo e senza
luogo, al di là di ogni ragione o di ogni calcolo. Voglio che segua i ritmi della mia
mente, del mio bisogno di amare e di innamorarmi.