Happy hour

di Elisabetta Bucciarelli - pagine 181 - euro 16,00 - Mursia

Tra i locali alla moda di una Milano snob e superficiale si aggira uno strano serial killer che utilizza le proprie vittime per ricreare delle macabre riproduzioni di opere d'arte celebri. L'ispettore di polizia Maria Dolores Vergani, per scoprire il colpevole, è costretta a tuffarsi nel controverso mondo dell'arte, tra modelle in cerca di popolarità e pseudo-artisti, dove ricchezza e corruzione si fondono tra loro.

Scritto con spigliata abilità e pungente ironia da Elisabetta Bucciarelli, "Happy hour" è un buon giallo che illustra con spietata precisione gli aspetti meno conosciuti e scomodi di una metropoli come Milano. Aperitivi e cocktail fanno bella copia con opere d'arte autentiche e non, cocaina e altre perversioni del popolo "trendy" milanese. Un thriller innovativo da leggere! Voto: 7,5

Incipit
"Cerchiamo di fare un po' di silenzio!"
L'ispettore Maria Dolores Vergani organizza le indagini come al solito. La scena del delitto viene osservata, fotografata, disegnata, scritta e quando il Maestro Libre è a Milano, anche musicata. La Vergani mette tutt in un angolo e poi: "Sapete che cosa dovete fare. Raccogliete sensazioni, emozioni, dettagli, particolari, l'humus. Se non avete domande, buon lavoro".
E' tutto chiaramente oscuro, come sempre. Ognuno prende la sua sedia e si mette a lavorare osservando, riportando e componendo. Vuole sempre lo stesso pittore. Abile con la matita e con il pennello, inesorabile con prospettiva e assonometria. Surreale, ma non troppo. Fantasioso, ma con moderazione. Dotato della rara capacità di possedere molteplici punti di vista.
"Usa gli occhi, la mente e il cuore, ma non dimenticare mai che non mi serve un altro fotografo, nè un ritrattista." Paolo Frangi ragiona con la tavolozza meglio di un autocad, posizioni che a guardare senza l'occhio simil-mouse dell'artista, non sembrerebbero affatto possibili. La Vergani osserva i disegni del Frangi, ruba i punti di vista e li trasferisce all'indagine. Sempre con risultati eccellenti.
Il Maestro Libre, pianista e vicedirettore d'orchestra, italo-ispanico con il mediterraneo nelle vene ben miscelato a dell'ottimo porto d'annata, compone solitamente litanie senza apparente significato artistico. Il suo tratto caratteristico è il lamento pre-morte. Come avrà gridato la vittima, con quale tono, quali parole, mezze parole, versi o simili avrà pronunciato prima di morire. Lo deduce dalla posizione del cadavere, dall'apertura della bocca, dal naso e dalle mani, sostenendo che ogni variazione possa produrre un concerto diverso. E grazie alle rilevazioni acustiche è possibile ricavare una melodia. La realizzazione finale avviene sempre attraverso il suo sintetizzatore digitale collegato a un pc di ultimissima generazione, capace di riportare in vita ogni tipologia di suono.