di Joe R. Lansdale - pagine 326 - euro 8,00 - Fanucci
"Maneggiare con cura" è un titolo veramente appropriato per questa antologia di 13 racconti scritti dal fenomenale Joe Lansdale. Come ogni sua opera è difficile se non impossibile etichettarla in un genere letterario unico. Si spazia dallo humour nero più feroce al grottesco con "Girovagando nell'estate del '68", "La bambola gonfiabile: una favola", "Un signor giardiniere" e "Godzilla in riabilitazione"; il thriller di "Incidente su una strada di montagna (e dintorni)"; lo spietato e crudo realismo de "Una serata al drive-in".
L'horror apocalittico de "Nel deserto delle Cadillac, con i morti" e "Piccole suture sulla schiena di un morto" e il fanta-romanticismo de "La notte dei pesci" e "I treni che non abbiamo preso"... questo e molto altro. La geniale satira dell'autore distrugge tutti i miti americani, i suoi personaggi il più delle volte sono brutti, depravati, bigotti e razzisti. Lansdale sa raccontare, sa intrattenere e soprattutto sa sempre come disorientare e stupire il lettore. Chiudono il libro due suoi saggi che illustrano le sue grandi passioni: i filmacci horror di serie B e quella grande invenzione tutta americana chiamata drive-in. Da leggere! Voto: 8/9
Incipit (dal racconto "L'arena)
L'avevano catturato sei mesi prima. E quella sera Harry sarebbe sceso nell'arena.
Lui e Big George, subito dopo che i pitbull avessero finito di sbranarsi reciprocamente le
budella, sarebbero scesi a fare il proprio lavoro. Il perdente sarebbe restato lì, per
essere dato in pasto ai cani, tenuti a stecchetto per l'occasione.
Quando i cani avrebbero finito di mangiare, la testa del perdente sarebbe stata piantata
su un palo. Già dodici pali circondavano l'arena. Su ciascuno poggiava una testa, o un
teschio, a seconda di quanto tempo era stata esposta agli elementi, alle formiche
ambiziose che s'arrampicavano su pali e agli uccelli affamati. E naturalmente, a seconda
di quanta carne i pitbull avevano strappato prima che la testa venisse issata sul palo.
Dodici pali. Dodici teste.
Quella sera sarebbero stati alzati un nuovo palo e una nuova testa.
Harry guardò la congregazione. Tutti quanti, più o meno sessanta. Un vero spettacolo.
Sembravano creature folli uscite da un libro di Lewis Carroll. Solo che non avevano lunghe
orecchie da coniglio o buffi cappelli a cilindro. Erano soltanto buzzurri di una zona
agricola fuori mano e arretrata, non troppo diversi da lui. Con una sola differenza. Erano
matti come topi ballerini. O forse non erano matti loro, era matto lui. Certe volte aveva
la sensazione di essere finito in un universo parallelo dove non valevano le vecchie leggi
della natura e del bene e del male. Come Alice che piomba nel Paese delle meraviglie
attraverso la tana del coniglio.