Ragu' di capra

di Gianfrancesco Turano - pagine 229 - euro 13,00 - Dario Flaccovio Editore

Stefano Airaghi, imprenditore di Milano senza scrupoli, grazie al losco appoggio di un amico calabrese, tenta di truffare l'assicurazione affondando il proprio yacht e fingendosi morto. Nell'attesa di riscuotere il denaro Airaghi si rifugia in un polveroso paesino della Calabria, tutto filerebbe liscio se il milanese, arrogante e coraggioso al punto giusto, non decidesse di mettersi a capo di una banda di giovani sbandati per pestare i piedi ad un pericoloso boss mafioso.

Se cercate un noir fuori dalle righe, brutale e cattivo "Ragù di capra" è quello che fa per voi. L'autore, Gianfrancesco Turano, di sangue calabrese ma milanese d'adozione, in una trama per nulla scontata ha saputo mixare con grande maestria le due culture, diversissime tra loro. Da leggere! Voto: 8

Incipit
"Siete una banca oppure no? Le ho fatto una domanda. Siete una banca? Allora nella vostra attività è compreso il rischio di impresa. Io non sto girando intorno a niente. Mi serve un altro mese per rientrare. Punto. Sessanta giorni e vi porto i soldi, due e sette più gli interessi che mi vorrete applicare. Fave voi: massimo scoperto, usura. Pago tutto. Però fra tre mesi: primo agosto 2000, se lo segni. Ha la mia parola e la mia parola è una. Se no, mi faccia fallire e non prendete un cazzo. Veda un po' lei. Poi però raccontiamo anche la storia dei Rolex, delle cravatte di Hermès ai settoristi e compagnia cantante".
Airaghi accese il rasoio elettrico e, tenendo il cellulare nella sinistra, incominciò a radersi la testa con la mano libera. I capelli castani si staccavano a ciocche.
"E' inutile alzare la voce. No, lei sta alzando la voce e sta sbagliando perchè Stefano Airaghi non tira pacchi e se qualcuno sostiene il contrario deve venirmelo a dire in faccia. Io sono un imprenditore solido e ho un Tir di hi-fi pronto a partire per l'Ungheria. Resti in linea che mi chiama lo skipper".
Mise la chiamata in attesa e terminò con calma di radersi il cranio. I ciuffi caduti venivano lambiti dall'acqua che stava inonando la tolda.
Il mare piatto intaccava la poppa dello yacht con la pigrizia del buongustaio.
A cinquanta metri verso riva passava una barca di legno dipinto a fasce di colore vivo. Airaghi notò il nome sulla fiancata, Madonna della Montagna 6, e l'uomo a prua con i baffi cupi e il vello del petto sconfinante fino al pomo d'Adamo. Il tambureggio del motore a nafta scese di ritmo mentre il bambino a poppa voltava la barra verso lo yacht semisommerso.
"Cazzo vogliono questi?", disse Airaghi e subito comprese. Stavano venendo a soccorrerlo.