Diabolus in musika

di Walter Diociaiuti - pagine 110 - euro 10,00 - Ferrara Edizioni

Sin da quando sono stati creati, il Rock e il Blues hanno affascinato e stregato milioni di persone. Come adepti di un misterioso culto, musicisti e appassionati hanno adorato questi generi musicali, alcuni hanno perfino pagato con la vita questo loro controverso amore. Spesso Rock e Blues sono stati sinonimo di musica satanica o musica del Diavolo...

"Diabolus in musika" è una trilogia di racconti che affronta questa tematica, infatti l'autore Walter Diociaiuti narra tre vicende ambientate in epoche e zone del mondo completamente diverse (Praga, Keshville nel Texas e una provincia lombarda) dove i protagonisti sono giovani musicisti che subiscono gli oscuri poteri del rock/blues. La Musica prende vita ma il suo vero volto è tutt'altro che rassicurante. L'antologia, con prefazione di Danilo Arona, è arricchita con bellissime illustrazioni di Max Petrongari. Voto 7,5

Incipit (dalla prefazione di Danilo Arona)
Si chiama "Rock Horror Fiction", (sotto)genere di punta negli Stati Uniti grazie ad autori come Ray Garton, David J. Schow, John Skipp e Graig Spector. In Italia, ovvio, tira un pò meno. Già gli scrittori che si cimentano in modo esplicito con l'horror tout court sembrano venditori di ghiaccio in una landa siberiana. forse per colpa del troppo orrido ciarpame che ci colpisce quotidianamente dal tubo catodico. Figuriamoci se qualcuno di loro decide di limitarsi ad una sola stanza, specifica e particolare, del gotico contemporaneo, quella che, appunto, indaga sui rapporti tra lo zolfo infernale e il potere della musica. Probabilmente si corre il rischio di guadagnarsi una decorazione, alla memoria, sul campo.
In realtà non sono così pochi nè così folli. Una presaga, clamorosamente in anticipo, antologia del 1984 L'hotel dei cuori spezzati, edita da Gammalibri, di cui si è persa immeritamente traccia, ospitava una quindicina di autori nostrani che si cimentavano, già allora, con il fantasma di Elvis dalle parti di Memphis e con quello di Nina Hagen nelle strade di una Berlino post-atomica, con il destino voodoo di Jimi Hendrix e le enigmatiche morti di Janis Joplin e Brian Jones, il tutto immerso in un brodo primordiale di alieni, spettri, universi paralleli, demoni, replicanti e droghe sconosciute. Pochissime opere ne seguirono le orme dagli anni Ottanta a oggi, almeno sul mercato italiano. Un'antologia, sapientemente composta da Gianni Pilo per Fanucci. L'orrore nella musica, che all'inizio degli anni Novanta raccoglieva dei racconti "minori" sull'argomento di ultraclassici autori anglosassoni. (Poe, Lovecraft, Merritt, James, Hoffman, Bloch e altri), rimpolpati con curiosi contributi italiani (Ghislanzoni, Salvaneschi e il contemporaneo Luigi Cozzi) e varie schegge qua e là, senza alcuna sistematicità, che s'intrallazzavano più con il noir che con l'horror propriamente detto, da Corrado Marzaduri (Rito mortale e Clapton) ad Outland Rock di Cacucci. Agli antipodi, se vogliamo, la situazione di mercato negli USA. Perchè, sull'altra faccia della Terra, sin dagli anni Settanta era giunto un tal Stephen King che con il rock e la musica in genere andava più o meno sempre a braccetto, talmente infarcita risulta la sua narrativa di rimandi alla mediatica pop culture contemporanea. E con lui Anne Rice, il cui vampiro Lestat si trasformava in rock star metaforizzando al contempo il vampirismo capitalistico e quello animistico messo in atto dal potere ipnotico di cerca musica contemporanea. E altri nomi ancora tra gotico e noir, Harlan Ellison, Rober McCammon, Glen Singer, Garton, Schow, Skipp & Spector, Marcel Montecino e Gregory Benford.