Libidissi

di Georg Klein - euro 12,50 - 188 pagine - Marsilio Editori

Nei labirintici quartieri dell'immaginaria Libidissi, tumultuosa metropoli orientale, vive Spaik, un pittoresco e trasandato personaggio che lavora per i servizi segreti tedeschi. Mentre attende l'arrivo di colui che lo dovrà sostituire, Spaik ignora che l'Ufficio Centrale ha inviato invece due spietati killer incaricati di ucciderlo. Ma la spia, acciaccata e dedita tra l'altro a viziose abitudini, non si lascerà prendere facilmente.

"Libissi", scritto dal tedesco Georg Klein, è un noir atipico e stupefacente, originale sia nella trama che nella narrazione: priva di dialoghi ma ricca di descrizioni particolareggiate delle curiose usanze della città. E' praticamente impossibile non rimanere affascinati da Spaik, l'ambiguo e maldestro protagonista del romanzo, e dalla stessa Libidissi, corrotta metropoli logorata dalla violenza e dall'inquinamento. Voto: 8

Incipit
Qui, ai confini della città, sull'orlo del trampolino che potrebbe scagliarmi nel mio lontano mondo natale, io=Spaik aspetto il Successore. La notizia del suo arrivo mi ha spinto all'aeroporto. Sono stato portato in taxi dall'antico quartiere degli stracciaioli fino alla scalinata esterna del terrazzo aeroportuale. Per ora non mi sono mai imbattuto in uno straniero che si azzardasse a viaggiare da solo in periferia. Nemmeno il prolungato soggiorno mi permetterebbe di fare rotta verso una meta con la certezza di poterla raggiungere davvero. La città continua a rifiutarmi, trattandomi alla stregua di uno sciocco turista. E' un modo piuttosto raffinato di umiliare chi da parecchio tempo non possiede più l'arroganza dello straniero di primo pelo.
Anche la popolazione locale non può muoversi con palese disinvoltura nei quartieri più interni. Il tassista è un bell'uomo e ha la fortuna di essere guercio soltanto da un'orbita. Il sudore gli gocciola sulla palpebra cicatrizzata, poi sull'occhio azzurro che gli è rimasto. Improvvisamente, dopo una mezz'ora di tragitto, ci ritroviamo a procedere a passo d'uomo lungo una viuzza tortuosa e senza cielo in cui un carretto ribaltato è sufficiente per incagliare il traffico. In casi simili, è inutile gridare, incitare, oppure tentare una retromarcia. Chi è imbottigliato nell'ingorgo deve aspettare che il maldestro commerciante abbia caricato di nuovo tutta la merce a forza di braccia e con lo scaltro aiuto degli abitanti della zona. Lo straniero ansioso di giungere a destinazione deve munirsi di pazienza, molta pazienza. Quella rassegnazione con cui dileggia se stesso, quando i pezzi impilati troppo frettolosamente sfuggono per la seconda volta alla presa e al controllo del proprietario. Ecco alloara che una montagna di videocassette, oppure una catasta di tavole di canapa, scivola di nuovo sul selciato scosceso, tanto calpestato da essere levigato a specchio.