Duri a morire

di D. Arona, U. Barbàra, L. Bernardi, G. Cacciatore, E.F. Carabba, N. Filastò, A. Locatelli, G. Nerozzi, S. Palazzolo, S. Quadruppani, A.E. Tinè - pagine 223 - euro 13,00 - Dario Flaccovio Editore

Alcune volte capita che vittime e carnefici tendano a confendersi, risulta difficile distinguere l'uno dall'altro poichè la linea che separa ciò che è giusto da ciò che è sbagliato e assai sottile. Questo potrebbe essere il "succo" di "Duri a morire", antologia dal sapore noir composta da 11 racconti. Il libro è accattivante e gustosamente cinico, spietato e crudele.

Gli 11 autori ci illustrano le peripezie di narcotrafficanti sadici, poliziotti corrotti, killer stravaganti, cadaveri scomparsi e molto altro ancora. Molto belli i racconti: "La culla di Giuda" di Danilo Arona che autocita il suo romanzo "Rock"; "La collezione" di Nino Filastò; l'originale "Il canguro con la giacca" di Enzo Fileno Carabba; "Di che colore è uno sbirro" di Giacomo Cacciatore. Voto: 8

Incipit (dalla presentazione di Raffaella Catalano)
Che questa antologia fosse destinata a nascere sembrava quasi scritto. La maggiore difficoltà era trovare un filo che unisse autori e storie diversi tra loro. La soluzione più semplice sarebbe stata proporre un tema agli scrittori. Ma l'intento era quello di non limitare la libertà creativa e la possibilità di affrontare argomenti congeniali a ogni singola penna. Così, niente tracce nè paletti. Solo un titolo: Duri a morire. E nemmeno stabilito in tempo perchè tutti gli autori potessero farselo risuonare per un pò nelle orecchie. Poi i racconti sono arrivati, uno alla volta, legandosi via via tra loro, il precedente al successivo, e infine compiendo la magia. Al di là di ogni previsione, il tema c'era. Forse faceva già parte del sentire comune di questi scrittori, forse è una delle tante molle che li spingeva a scrivere le loro storie. O forse è patrimonio quasi generico di chi ha fatto del noir un punto di vista sulla realtà. La sopravvivenza in tempi duri, e non solo per i personaggi letterari. Ma non sta a me suggerire interpretazioni, nemmeno a chi leggerà. Da curatrice di questa antologia, e per giunta alla prima esperienza nel campo, una sola cosa mi preme sottolineare, giusto perchè il lettore altrimenti non lo saprebbe: ho trovato tanti altri fili rossi che accomunano gli autori di queste storie. In primo luogo, la disponibilità a mettersi in gioco, anche per una casa editrice che muove i primi passi nella narrativa popolare. E poi la sensibilità, non solo da narratori, ma prima di tutto da persone. Infine, la tenacia con cui hanno sostenuto e nutrito questa collana nata da poco. Quasi che contribuire ad amplificare una piccola voce in più nel panorama editoriale, com'è Gialloteca, fosse davvero una questione di sopravvivenza. Suggerimenti, passaparolo, disponibilità senza riserve e atti di fiducia che prendevano il posto di qualche (rara) titubanza iniziale. Tutto questo hanno offerto gli autori di Duri a morire, oltre ai loro pregevoli racconti.
L'esperienza è stata così interessante che non si fermerà qui. Queste storie noier tutte al maschile richiedono, anche se fosse solo per par condicio - come si suol dire di questi tempi - un controcanto che venga dalle donne. Uno dei prossimi progetti di Gialloteca è raccogliere, numerose, Le ragazze con la pistola. Un altro titolo, un'altra antologia, che potrebbe ripetere la magia del tema non detto. E che il lettore potrebbe, ancora una volta, scoprire da sè.
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