Il prete, il libraio e l'anima oscura

di Marcello Figoni - euro 17,90

“Vittorio, un pacifico libraio, e Massimo, un prete di provincia un po’ originale, sono trascinati in una spirale di orrore e violenza dalle perfide macchinazioni ordite da una nefasta Anima Oscura. Efferati delitti e avvenimenti sovrannaturali mineranno le esistenze dei due protagonisti trascinandoli fino al limite del baratro che conduce alla follia. Con l’aiuto di una coppia di medium e di uno spirito benigno, Massimo e Vittorio ingaggeranno una strenua lotta per tentare di non soccombere. Il romanzo utilizza elementi tipici della letteratura di genere per gettare uno sguardo disincantato sulla grave crisi, sia economica sia sociale, che attanaglia il nostro Paese.”
Il primo romanzo di Marcello Figoni riesce nel mirabile risultato di creare un’ottima ambientazione (credibile, avvolgente) e una narrazione ad ampio respiro di cui si auspica un seguito.
L’autore tesse una fitta rete di/tra personaggi dal carattere differente svelando l’intreccio mortale al momento più opportuno. Il suo è un gioco perverso, e dannatamente riuscito, per far crescere il phatos fino allo strenuo per poi digradare in un finale niente affatto lieto... se non per il lettore che ha voglia di sapere cosa accadrà in seguito!
Il ritmo è abbastanza fluido e si asseconda senza disturbo alcuno il passaggio da un personaggio all’altro nella narrazione alternata.
Più il mistero si dipana, apparentemente senza problemi, più incombe un senso di incompletezza, una tessera mancante al quadro già di per se convincente.
L’ultimo elemento - quella che è a tutti gli effetti la scintilla che da abbrivio alla storia - viene tenuto nascosto nel modo migliore, in bella vista, come si confà ai più riusciti colpi di scena.
Potenti, e rese in maniera perfetta, le parti più movimentate; gli omicidi come lo scontro finale riescono a raggiungere un parossismo di tensione da lasciare senza fiato.

Alcune descrizioni raccapriccianti mi hanno lasciato sulle prime un poco infastidito - non ho apprezzato la “visione” così cruda voluta dall’autore, l’ho trovata fine a se stessa, sul momento - ma, terminata la lettura, e data spiegazione della ragione dietro all’atto efferato, mi sono dovuto ricredere rivalutando la scelta.
Riesco a trovare solo due note negative (per quanto una la smentisco immediatamente):
1. Il titolo - non arriva a contenere tutti gli elementi della storia. Sembra un titolo provvisorio, da bozza, lasciato lì in mancanza di altro. Eppure...
Eppure è proprio dal titolo che ho scelto di leggerlo (non è proprio questo che è richiesto ad un buon titolo?!).
Mi intrigava l’associazione tra queste “professioni” particolari e un’anima oscura non meglio precisata.
Il gioco di specchi architettato da Marcello Figoni rende al massimo proprio per questo: anteponendo due ruoli marcati ad un elemento vago, ingannevole, incorporeo, si potenzia lo smarrimento dei personaggi e l’automatico istinto del lettore nell’affidarsi alla guida del narratore... e qui individuo la seconda pecca.
2. Il Linguaggio – non posso certo affermare che i personaggi non siano ben caratterizzati; non è il loro modo di esprimersi il problema.
Piuttosto è la “presenza” dell’autore che di tanto in tanto tracima.
Alcuni passaggi risultano inutilmente macchinosi a causa di una parola desueta o di un concetto godibile ma non perfettamente centrato, per cui stride con il contesto.
Questa problematica ha generato, per la mia personale esperienza di lettura, dei piccoli cedimenti di ritmo che nulla hanno tolto all’apprezzatissimo risultato finale. Mi vado ad accomodare nella fila di chi aspetta il seguito di questa riuscitissima prima prova narrativa.
Voto: 8,5
[Simone Gentile]

Incipit
Si svegliò di soprassalto.
Provava la netta sensazione che in camera ci fosse qualcuno. Tese l’orecchio, per percepire il più piccolo rumore.
Scandagliò, le pupille ridotte a capocchie di spilli, l’oscurità della stanza in ogni più nascosto recesso.
Nulla, non c’era nessuno.
Si alzò, tentando di fare meno rumore possibile, per esaminare il resto della casa.
Nulla, anche le altre stanze erano completamente deserte.
Eppure...
Eppure la sensazione di una presenza estranea non lo abbandonava.
Non era una percezione fisica, gli sembrava piuttosto che qualcuno lo stesse osservando.
Era sgradevole, una sensazione estremamente sgradevole.