Il faro

di Filippo Semplici - pagine 108 - euro 2,99 - Delos Digital

Tommaso Righi è un fiorentino che, a causa di ingenti debiti, accetta un sostanzioso incarico come guardiano del faro presso uno sperduto isolotto dell'Oceano Pacifico. Il lavoro - gestito da organizzazioni governative e militari - prevede il mantenimento e l'efficienza del faro, garantendo quindi l'eventuale segnalazione alle navi. In compagnia della moglie Giulia, del figlioletto Marco e della fidata cagnolina Luna, l’intrepido Tommaso si accolla quindi l'importante compito con la speranza di dare sostentamento ed ulteriore felicità alla sua sfortunata famiglia. Quelli che in un primo momento parrebbero essere scorci naturali di paradisiaca suggestione, in realtà paleseranno presto la loro natura inquietante e oscura: qualcosa sembra nascondersi nell'acqua, e non aspetterà molto prima di agire.
Facendo leva su reminiscenze tipiche de “L'isola del dottor Mereau” e, naturalmente, richiamando a sé lo spirito mai morto del grande H. P. Lovecraft, il buon Filippo Semplici crea un gradevole racconto horror intriso di oggettivi echi lovecraftiani e momenti di chiara analisi psicologica e sociale. Se i primissimi capitoli si concentrano per lo più sulla descrizione della “Conchiglia” ( il nome proprio della striscia di terra su cui poseranno i piedi i nostri sfortunati personaggi), con lo scorrere delle pagine si assisterà ad una vera e propria analisi psicologica nei confronti dei protagonisti, evidenziando una sorta di disgregazione familiare che, in virtù dell'idilliaco paesaggio, avvolgerà il lettore in una sorta di pessimismo cosmico dove il passato turbolento delle personalità coinvolte sarà destinato a venire a galla in tutta la sua cupezza.

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L' autore - usufruendo della cosiddetta tecnica del diario - si cimenta in uno stile di scrittura semplice, immediata e particolarmente scorrevole, denotando una certa sicurezza nella descrizione dei luoghi e degli eventi meramente orrorifici; sebbene il meccanismo di tensione funzioni nella maniera giusta, l'aspetto di denuncia sociologica (evidente il malessere scaturito dall’inefficienza del Bel Paese e relativi sotto testi di matrice culturale) appare invece didascalico e senza gli adeguati approfondimenti intellettuali richiesti dalla tematica di cui sopra. Difetti a parte, l'inquietudine data dall'ineluttabilità dispensata dalla presenza di un male antico - a cui verrà affibbiato un nome che, con non poca sorpresa, gli appassionati del solitario di Providence riconosceranno immediatamente - è senza dubbio sostenuta nella maniera più giusta possibile.
In conclusione, “Il faro” è uno scritto decisamente piacevole e stuzzicante, adatto soprattutto a coloro che vogliono regalarsi una serata all'insegna del brivido.
Voto: 6,5
[Denis Di Nicolò]

Incipit
31 agosto 2015 (lunedì) Se c’è una cosa che ho imparato dalla vita è che i sogni non si avverano mai. Magari quelli degli altri, ma non i miei. Eppure oggi, se sono qui con Giulia, Marco e Luna, significa che qualcosa sta cambiando. Finalmente. Dopo tutti i brutti momenti che abbiamo passato. Sento le loro voci mentre corrono sulla spiaggia. Forse è questa la felicità, vedere la propria famiglia che se la spassa senza preoccupazioni, lontano dalla gente e dai guai.



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