Ammazzavampiri

Titolo originale: Fright Night
Regia: Tom Holland
Cast: Chris Sarandon, William Ragsdale, Amanda Bearse
Soggetto e sceneggiatura: Tom Holland
Fotografia: Jan Kiesser
Montaggio: Kent Beyda
Scenografia: John DeCuir Jr.
Produzione: USA
Anno: 1985
Durata: 105 minuti

Trama

Ci sono molte buone ragioni per avere paura del buio
L’adolescente Charlie scopre che il suo nuovo vicino nasconde un terribile segreto. Tenterà in tutti i modi di avvisare i suoi cari ma, non creduto, si rivolgerà all’unico che può credergli davvero: Peter Vincent l’ammazza vampiri del programma Tv “Ore d’orrore”. Le cose si metterano davvero male prima di vedere l’alba.

RECENSIONE

Trovo delle ragioni profonde per rivedere questo film. Oltre al nostalgico ricordo che ho della pellicola - con i suoi rimandi ai classici venerdì dell'orrore di cui Italia1 ci ha reso orfani - il primo grande merito che, a mio modo di vedere, possiede è quello di far convivere atmosfere ansiogene con la tipica leggerezza dei teen movie e delle parodie.
Ammirando la locandina del film si è subito catturati dal magnetismo di una nube venefica che assume le fattezze mostruose del vampiro e dei suoi afflussi malefici.
L’immagine, a distanza di tanti anni, ha ancora il potere di suggestionarmi.
Poi inizia il film che, senza inutili preamboli o perdite di tempo a tratteggiare il carattere del protagonista Charley e della sua pudica ragazza, si cala nel plot più semplice e detonante della storia del cinema: il vicino di casa è un vampiro. Lui sa che io so.
Charley, da buon ragazzotto americano, appassionato com'è di film horror, cerca subito di scoprire di più... e prontamente viene scoperto.
La narrazione in questo senso non vive mai di tempi morti e c'è una cura particolare nel rispettare i canoni che regolano la non-vita del vampiro (come il non poter entrare in luoghi in cui non è stato invitato o l'avversione per i simboli cristiani e l’attenzione al susseguirsi del giorno e della notte).
C'è da temere il peggio già al primo incontro con il terrificante Jerry Dandrige, quando Charley pare spacciato e si salva per pura combinazione (o trucco di sceneggiatura, fate voi).
Accennavo al registro horror stemperato dagli spunti teen/parodistici.

La sceneggiatura riesce a bilanciare questi tre aspetti azzeccando anche il progressivo tingersi di nero delle trovate strampalate di Peter Vincent, “l'ammazza vampiri” della Tv.
Assistiamo ad un tentativo di ridimensionare l'orrore raccontato da Charlie, di ridicolizzare le sue paure espresse senza fronzoli e poi ad una progressiva consapevolezza del pericolo.
Personalmente trovo la storia e la messa in scena del film un prezioso esempio di cura e passione per il tema (pari a “L'alba dei morti dementi” di Simon Pegg e Edgar Wright per far intendere il registro).
Durante la visione ho provato seriamente ad ancorarmi ad una menzogna, come tenta l’ammazza vampiri, piuttosto che accettare l'orrore di un vampiro vicino di casa.
Perfetti sono i dialoghi e il loro doppio binario di significato, (Peter Vincent, ignaro, suggerisce al famelico Jerry di far passare per pazzo l'adolescente Charley proponenedo una messinscena a suo modo divertente) come calibrate le tempistiche.
Fenomenale è ancora la scelta di far divenire una caccia ad una persona singola, isolando la preda, in una trappola ricca di colpi di scena.
Il comparto effetti speciali poi fa un lavoro mirabile fornendo un apporto significativo alla mostruosità del vampiro e riuscendo a cogliere quello che dovrebbe essere l'immagine dei non morti.
L'unica pecca, l'unico neo in una narrazione altrimenti lineare e precisa, è la lunga, estenuante, parossistica morte del giovane apostolo del vampiro (ma in versione minore anche nella morte del servitore/maggiordomo di Jerry). Trovo esagerato lo spazio dedicato a quel momento soprattutto per come poi è legato al finale.
Nella migliore tradizione orrorifica, il finale lascia il dubbio e un ragionevole timore a lasciare finestre aperte e luce spenta mentre si dorme.
Voto: 8,5
(Simone Gentile)