Funny man

Regia: Simon Sprackling
Anno: 1994 / Colore
Cast: Duane Whitaker, Tamara Clatterbuck, Kelly Palmer, Paige Sullivan, Kari French, Steven Boggs, Tom Bartlett, Kevin Kildow

TRAMA

Durante una partita a poker, un produttore cinematografico vince ad uno sconosciuto una vecchia ed enorme casa, tra le cui mura si aggira un demoniaco giullare assetato di sangue che sarà ben lieto di giocare con gli ospiti.

RECENSIONE

Mensione per il cast: a questo film ha partecipato Christopher Lee, leggenda vivente del cinema. E la cosa trae in inganno. Come può un attore del calibro di Lee partecipare anche solo come comparsa ad un film considerabile "brutto"? Non potrebbe, sarebbe la risposta più ovvia. Ma purtroppo non è così.
Il film è un mix di classici clichè horror per mantenere sveglio lo spettatore quanto basta per non farlo addormentare; un pò di splatter, un pò di humor nero e un cattivo relativamente simpatico per cui tifare. Il cattivo infatti, questo "Funny Man" è una sorta di demone dall'aspetto grottesco e caricaturale di un giullare medioevale o il jolly delle carte, con tanto di gobba con campanelli, avendo la capacità di creare dal nulla luoghi e oggetti utili ad addescare gli sventurati idioti ed eliminarli... l'unico motivo per cui si continua a guardare il film effettivamente. Inoltre, sa di essere il cattivo, una sorta di vezzo pirandelliano, si rivolgerà spesso allo spettatore riuscendo a distrarlo dal non-sense continuo della pellicola. E la cosa funziona al 35%, perché solo l'attesa di ciò che farà permette allo sventurato di arrivare fino all'allucinogeno (letteralmente) finale. Purtroppo, il resto del cast ha ruoli del tutto insensati, come lo scorbutico e la Weelma di Scooby-Doo (che c'entra?) e a voler essere pignoli anche la parte di Lee non è che sia molto chiara. Sorvolando su attori e cattivo, il film non ha un senso effettivo, non si capisce perché questo Funny Man debba uccidere, anche se lo fa in modo piuttosto divertente. Le musiche sono completamente prive di interesse, superflue, e alquanto bizzarra è quella finale, un motivetto corale da chiesa che ripete il ritornello "funny man".
Il film stesso potrebbe essere solo puramente metaforico, il vizio del gioco che uccide tutti quelli in cui si imbatte, semplice legge del taglione, o ancora la follia stessa della vita. Le motivazioni potrebbero essere molteplici o del tutto inesistenti. I motivi e l'agire del gruppo sono semplicemente insulsi, ma nonostante la piattezza dei ruoli gli attori riescono a inserirsi decentemente... dopo la prima mezz'ora di film. La regia è discreta, alla fine è pulita e priva di eccessive grossolanità, quindi al finale l'oscar per la penosità non va agli attori, al regista o al cattivo, ma come troppo spesso accade, va alla sceneggiatura. Simpatico se non vi aspettate nulla di sorprendente o speciale, o se vi incuriosiscono i cattivoni dall'aspetto clownesco. Ma non si spiega perché Lee vi abbia partecipato... uno spreco assoluto e un dubbio che resterà a tutti coloro che ne tenteranno la visione.
Voto: 4
(John Smith)