Insensibles

Titolo internazionale: Painless
Regia: Juan Carlos Medina
Cast: Alex Brendemühl, Tómas Lemarquis, Irene Montalà, Juan Diego, Derek de Lint, Felix Gomez, Richard Felix, Bea Segura
Nazione: Spagna, Francia, Portogallo
Durata: 101 minuti

TRAMA

David è un brillante chirurgo che, a seguito dell’incidente d’auto in cui ha perso la moglie, scopre di avere un linfoma e di necessitare di un urgente trapianto di midollo spinale. Decide così di tornare nel villaggio in cui è nato e di chiedere aiuto ai suoi genitori. Scoprirà, quindi, di essere stato adottato e che la sua madre biologica, ai tempi della guerra civile, era nella stessa prigione in cui suo padre prestava servizio.

RECENSIONE

David è un medico, ha un bambino prematuro sopravvissuto alla morte della moglie, un bambino che ha bisogno di un padre, per questo lui non può permettersi di non tentare il tutto per tutto per sopravvivere alla malattia che ha scoperto di avere. Decide quindi di ritornare dai genitori con cui non parla da molto tempo.
Tutto comincia come una storia di quelle classiche, con un brutto incidente e la scoperta di avere un male piuttosto serio. Da questo punto in poi, però, il plot si biforca e corre parallelo intersecando il passato cruento e incancellabile di un’intera nazione, con il presente di chi non sa e non può immaginare l’orrore di quel passato.
Nel villaggio sui Pirenei in cui David è cresciuto c’era un ospedale in cui erano internati dei bambini con un male molto pericoloso per loro e per gli altri: l’assenza della percezione del dolore. In pratica questi bambini si facevano del male per via del fatto che le loro terminazioni nervose non trasmettevano la sensazione del dolore. Un medico tedesco, di origine ebrea, giunse in quell’ospedale, in fuga dalla Germania nazista, e tentò di curare i bambini. Ma l’ospedale fu presto requisito e, durante la guerra civile, divenne un carcere.
Parabola e simbolo di un passato che non si potrà mai cancellare, né seppellire, Painless racconta per immagini quel che nessuno mai vorrebbe ricordare. L’orrore di un passato mai sepolto, che torna a impedire la possibilità di un futuro per tutti quelli anche solo lontanamente coinvolti, è qui il significante di un dolore mai espresso e che per questo rimane inalterato nel tempo.
Painless, prima ancora di essere un buon thriller spagnolo, è la condizione mentale che ha consentito alle vittime della guerra civile e della dittatura di sopravvivere e andare avanti con la propria vita. Ma il fatto di non percepire il dolore non esonera nessuno dalla sofferenza. I bambini dell’ospedale, simbolo di una nazione che ha dovuto sopportare molto dolore, seppure nascosti in un ospedale psichiatrico, non saranno mai cancellati dalla memoria di chi li ha rinchiusi. La storia che David si troverà a scoprire, nella sua semplicità, è quella di molte persone che hanno dovuto dimenticare per poter sopravvivere.
Girato con mano ferma e intenti chiarissimi questo Painless resta impresso a lungo nella memoria dello spettatore. Il passato virato in seppia oscura i brillanti colori del presente, rappresentando così l’impossibilità di una vita che non conosca la sua reale origine.
La storia in sé non è particolarmente originale ma, la potenza delle immagini e l’intento di raccontare senza sconti quel che al di fuori della Spagna solo in pochi conoscono davvero, rendono il lavoro di Medina un memento contro l’oblio che a volte affligge le persone.
La buona prova di tutto il cast contribuisce a rendere avvincente il cammino in salita che Medina offre allo spettatore. Un cammino alla fine del quale ci porremo molte domande, le cui risposte non sono facili da trovare per nessuno. Neanche per chi è riuscito a evitare il dolore e su questa rimozione ha costruito la sua vita.
Voto: 6,5
(Anna Maria Pelella)