Lo strano vizio della signora Wardh

Regia: Sergio Martino
Cast: Edwige Fenech, George Hilton, Ivan Rassimov, Alberto De Mendoza, Cristina Airoldi, Manuel Gill, Carlo Alighiero, Bruno Corazzari
Soggetto: Eduardo M. Brochero
Sceneggiatura: Eduardo M. Brochero, Ernesto Gastaldi (collaboratore Vittorio Caronia)
Musiche: Nora Orlandi (dirette da Paolo Ormi)
Fotografia: Emilio Foriscot
Scenografia: Jaime Pérez Cubero, José Luis Galicia
Costumi: Riccardo Domenici
Trucco: Mario Di Salvio
Montaggio: Eugenio Alabiso
Produttore: Luciano Martino, Antonio Crescenzi
Direttore di produzione: Floriano Trenker
Casa di produzione: Coproduzione italo-spagnola Devon Film, Copercines
Anno: 1971
Durata: 96 minuti

TRAMA

Julie Wardh (Edwige Fenech) è la moglie di un importante funzionario di borsa (Alberto De Mendoza) e, giunta con lui a Vienna, scopre che il suo vecchio e perverso amante Jean (Ivan Rassimov) continua a pedinarla e tormentarla. Una sera, Julie, invitata dalla cugina Carol, partecipa ad una festa dove incontra l'affascinante George Corro (George Hilton), cugino di Carol e intestatario insieme a lei di una ricca eredità. George inizia dunque a intromettersi nella vita di Julie, la quale lo seduce e s'innamora di lui. Questo fatto li porta a essere minacciati da un anonimo ricattatore che li ha fotografati durante un rapporto sessuale. In una telefonata minatoria, il ricattatore vuole incontrare Julie per avere da lei 20mila scellini e non diffondere le sue fotografie compromettenti; ma al suo posto va l'amica Carol. E questa farà una brutta fine.

RECENSIONE

Secondo lungometraggio diretto dal regista romano Sergio Martino, dopo il debutto l'anno precedente con il western "Arizona si scatenò... e li fece fuori tutti!". Debutto al giallo con un film ben confezionato dagli sceneggiatori Brochero e Gastaldi e diretto con sapiente maestria dal 32enne Martino. Il film esce in Italia nel gennaio del 1971 con la Fenech protagonista per la prima volta di un film giallo, pur non mancando una calibrata dose di erotismo, genere già interpretato, seppur in pellicole minori, dall'attrice italo-algerina. Il film fonde di fatto due tendenze del cinema thrilling: il giallo a sfondo erotico-coniugale di film come "Il dolce corpo di Deborah" o anche "Paranoia" e il thriller alta tensione con elementi argentiani propri del genere. Julie è un personaggio tormentato e ossessionato dal passato masochistico con l'amante Jean e i flashback con il cantilenante motivetto di Nora Orlandi (inserito da Tarantino nella colonna sonora di Kill Bill Vol. 2) sono cinematograficamente assai interessanti e ben costruiti. Originali anche i bigliettini che accompagnano i mazzi di rose che lo stalker Jean recapita a Julie (uno dei quali darà il titolo ad un thriller successivo dello stesso Martino) e l'intrigo familiare per cui il filo rosso per perseguitare e uccidere non è la follia psichica (che appartiene al serial killer sullo sfondo della narrazione e usato come indiretta copertura delle trame fraudolente del marito Neil con i due amanti), bensì l'interesse pecuniario, l'arricchimento, la polizza assicurativa sulla vita di Julie da intascare; ogni sentimento di Julie dunque - che ama e si affida ai suoi peggiori nemici - viene macinato dagli imprevedibili trucchi di Neil, George e Jean, apparentemente acerrimi rivali intorno all'oblio vizioso della signora Wardh (l'attrazione/repulsione per il sangue) che ha sposato Neil per dimenticare le perversioni condivise con Jean e si lascia sedurre da George (d'accordo col marito) per dimenticare l'indifferenza di Neil e lo stalking continuo di Jean. Personaggi ben costruiti, specie quello di Jean, una sorta di spettro ovunque presente (realmente o nella mnemonica di Julie) e pronto a colpire sempre e dovunque la sua vittima attraverso un'opera di sfinimento psichico che avrebbe dovuto giustificare il desiderio di suicidio e la successiva inscenata commissione da parte della povera Julie (che in una sequenza rivela a George di pensare di farla finita se non fosse stato per la sua presenza). Il film non pecca mai di banalità ed è dotato di battute ad arte e di un'attenta rappresentazione fisica dei personaggi, nelle inquadrature sui volti, nell'abbigliamento e nei momenti adamitici che ovviamente coinvolgono Julie e George e altri interpreti femminili secondarie, ma senza mai scadere nella volgarità. Giusto dosaggio sia della componente erotica ché di quella violenta, visto che gli assassinii sono mostrati sempre con colpi di rasoio e sfregi di sangue ma non risultano mai particolarmente efferati e fastidiosi da vedere, bensì funzionali alla storia che viene raccontata. Non mancano e sono efficaci i momenti di tensione. La storia dunque non è un pretesto per il genere, ma un elemento essenziale intorno al quale Martino si diverte a seminare vittime e indizi con un colpo di scena finale (che poi non sarà altro che la morte di tutti i nemici di Julie, vittime delle loro stesse azioni). Geniale la citazione freudiana nell'incipit del film, presente anche nel trailer. Nora Orlandi scrive una colonna sonora funzionale e piacevole, il cui brano più importante è quello intitolato provocatoriamente Dies irae (nelle sue varianti), i “giorni dell'ira” in cui la signora Wardh era schiava del suo “strano vizio” e delle perversioni a sfondo sessuale di Jean.
Voto: 8,5
(Andrea Natale)