The killer inside me

Regia: Michael Winterbottom
Cast: Casey Affleck, Kate Hudson, Jessica Alba, Ned Beatty, Elias Koteas, Tom Bower, Simon Baker, Bill Pullman. Brent Briscoe, Matthew Maher, Liam Aiken, Jay R. Ferguson
Nazione: Usa
Anno: 2010
Durata: 109 minuti

TRAMA

Lou Ford è un vicesceriffo di una piccola città del Texas negli anni cinquanta. Apparentemente è una persona gradevole, prevedibile e ai limiti del noioso. Ma la sua maschera cadrà progressivamente a partire dal momento in cui incontrerà Joyce, una giovane prostituta sulla cui attività è stato mandato a indagare.

RECENSIONE

Lou Ford è un simpatico, noioso, banale vicesceriffo. Vive in città da sempre e tutti pensano di conoscerlo. Lou ha un sorriso affabile e una bella faccia schietta, di quelle di cui ci si può fidare al primo sguardo. Ma di Lou sarebbe in realtà meglio non fidarsi. Quando incontra Joyce, una giovane e avvenente prostituta, Lou intreccia una relazione clandestina con lei, e nel frattempo tesse la trama per una vendetta. Una di quelle che costerà la vita a un certo numero di persone, alcune delle quali del tutto innocenti. Ma Lou è uno psicotico del tutto fuori controllo e nulla di quello che fa sembra realmente toccarlo nel profondo.
Tratto da un interessante romanzo del famoso Jim Thompson, "The killer inside me" mette in scena una convincente discesa nell'inferno della follia apparentemente compensata. Una di quelle che esplode di colpo e lascia solitamente le persone a interrogarsi sul motivo e sulla reale prevedibilità di tali derive. Ma la follia, si sa spesso è sotterranea, e ancor più spesso inspiegabile, se non a posteriori e di solito con l'ausilio di uno specialista. Lou rappresenta un certo numero di personaggi archetipi, primo fra tutti l'individuo segnato da un passato inconfessabile. Subito dopo sarà la convincente incarnazione del vicino con la faccia carina, che nel segreto delle mura di casa si lascia andare a cose inimmaginabili. Infine vedremo emergere il reale Lou: uno psicotico talmente amorale da riuscire a organizzare la sua vita fino alla fine, con la stessa meticolosa precisione con cui ha messo a punto i suoi omicidi.
Anni prima delle perizie balistiche e dei test sul Dna, Lou può pensare di farla franca uccidendo persone e organizzando le scene del crimine come fossero dei set cinematografici. Le sue vittime sono in parte complici con la loro incredula passività, che ammanta il tutto della sgradevole sensazione di assistere a una malsana fantasia. Le sue donne muoiono con la rassegnata consapevolezza di essersi votate all'uomo sbagliato, un'intuizione che sfortunatamente arriverà con un ritardo tale da impedire a chiunque di porre rimedio all'errore commesso.
La stessa triste consapevolezza che alla fine vedremo comparire anche sul volto di Lou, sottolineata dall'immortale Donizetti nella più classica delle rivelazioni del sentimento altrui: una furtiva lacrima che spunta persino negli occhi di chi si accorge troppo tardi del peso di un amore che non conosce limiti e che travolge anche la follia, per poi trascinare tutto là dove nessuno potrà mai recuperarlo.
Un bravissimo Casey Affleck presta il volto a Lou, in una performance esattamente a metà tra le physique du rôle e una riuscita, glaciale interpretazione del maniaco dell'appartamento accanto.
Jessica Alba mostra una insospettata capacità di contenere la recitazione in una misurata e convincente rappresentazione di innocenza e stupidità, sentimenti questi che ci si immagina da sempre alberghino nel cuore di tutte le sfortunate prostitute protagoniste dei noir.
L'ottima mano del regista segue i protagonisti nell'imminenza della tragedia, senza mai dare la sensazione di suggerire nulla, mentre la fotografia solare e molto retrò ci rimanda senza sforzo all'interno delle riuscite atmosfere del romanzo.
Ma "The killer inside me" in realtà va ben oltre la rappresentazione leale dell'opera di un riconosciuto maestro del genere noir. Il film di Winterbottom si colloca esattamente al centro delle mai sopite diatribe sull'impatto che la rappresentazione del male, inspiegabile e mai motivato, può avere sulle menti deboli. Inoltre la comprensibile rabbia scatenata da scene violente di cui sono protagoniste donne indifese e che non si difendono, anzi prendono i pugni in faccia col dolore scritto in viso e quel dolore è di natura morale, è quello dell'incomprensione di fronte al tradimento di chi si ama, è il solo sentimento possibile nel marasma di reazioni e prese di posizione post femministe improntate più alla rassicurante rappresentazione della mercificazione del cervello femminile presente nei vari "Sex in the city" e consimili, tutti incentrati su donne che si credono forti e sexy solo perché parlano come gli uomini e comprano scarpe a bizzeffe coi loro personali guadagni.
"The killer inside me" ci pone di fronte all'ipocrisia insita nel cuore di tutti quelli che pensano che la rappresentazione debba infine esimere dal reale sguardo sul male che alberga nel cuore degli uomini. Un male che ha cambiato faccia mille volte, e la cui rappresentazione ha subito alterne vicende, ma che non è mai scomparso, neanche nelle epoche più ottimiste in cui quello che non piaceva finiva spazzato sotto il tappeto del politicamente corretto. Da che esistono i tappeti usati per lo più come copertura, non ci si è mai potuti esimere dal dargli una energica sbattuta di tanto in tanto, anche solo per fare spazio alle altre cose che aspettano di esservi seppellite sotto.
Voto: 7
(Anna Maria Pelella)