Eagle Eye

Regia: D.J. Caruso
Cast: Shia LaBeouf, Michelle Monaghan, Rosario Dawson, Billy Bob Thornton, Michael Chiklis
Produzione: Usa
Anno: 2008
Durata: 117 minuti

TRAMA

Jerry Shaw, “Young and Innocent” come molti protagonisti del maestro inglese e novello Kaplan, si trova invischiato in un complotto terroristico dopo la morte del fratello gemello Ethan, il quale lavorava per l’aeronautica militare. Quando nel suo appartamento viene anonimamente recapitato il kit del perfetto terrorista fai-da-te, viene sospettato di attentare alla sicurezza nazionale e arrestato dall’FBI. Guidato da una misteriosa voce al telefono in grado di prevedere gli avvenimenti con millimetrica precisione, l’uomo si darà alla fuga, cercando di scoprire la verità. Braccato dall’agente Morgan, Jerry può contare sull’aiuto di Rachel, una madre single ricattata dalla medesima, anonima voce, il cui figlio sta per partecipare con la banda della scuola a un concerto al Kennedy Center di Washington.

RECENSIONE

D.J. Caruso deve essere rimasto colpito nell’età dello sviluppo dalla visione dell’opera omnia di Alfred Hitchcock ma, invece di allucinarlo come il De Palma dei tempi d’oro, si limita ad impasticciarne pedissequamente spunti e suggestioni. Dopo aver straziato “La finestra sul cortile” in “Disturbia”, questa volta se la prende con “Intrigo internazionale” e “L’uomo che sapeva troppo”, aggiungendo, supremo oltraggio, un pizzico di Kubrick; senza svelare troppo, basterà dire che uno dei personaggi si chiama Bowman per capire l’antifona e intuire la stupidità della citazione.
Nato da un’idea di Steven Spielberg, il quale se ne è in seguito prudentemente tenuto alla larga limitandosi al ruolo di produttore esecutivo per la sua DreamWorks, “Eagle Eye” è il tipo di thriller fracassone che si è soliti abbinare alla funesta accoppiata Bay/Bruckheimer, stipato all’inverosimile di spettacolari quanto monotoni incidenti d’auto, inseguimenti ed esplosioni, tanto per far dimenticare la stoltezza della sceneggiatura.
La vocazione paranoide del presunto cyberthriller in epoca di guerra al terrorismo internazionale si sposa con la teoria della cospirazione governativa, ma il risultato complessivo, nonostante l’impegno congiunto di ben quattro sceneggiatori, è ai limiti dell’autoparodia. Tra caotiche scene d’azione montate alla meno peggio e momenti involontariamente comici (la morte del costruttore di strumenti musicali iraniano), esplosivi top-secret e risibili intermezzi intimisti (i filmini d’infanzia di Jerry&Ethan), “Eagle Eye” è una sorta di decerebrato mostro di Frankenstein che accorpa le parti più disparate, incurante del probabile rigetto. Tra l’altro Caruso si permette di replicare, in peggio, la scena hitchcockiana del concerto all’Albert Hall, tanto che verrebbe voglia di inibirgli la visione dei classici di Sir Alfred, onde evitare ulteriori stupri.
In filigrana si legge una polemica sui risvolti liberticidi del Patriot Act, legge introdotta nel 2001 e riconfermata nel 2005, nonostante una sentenza della Corte Suprema l’abbia dichiarata incostituzionale, e sul conflitto tra la privacy del cittadino e la sicurezza nazionale, ma anche questo spunto si rivela strumentale e buono solo a legittimare l’ennesimo action movie senza cervello.
Shia LaBoeuf riesce nell’arduo compito di restare serio nonostante l’assurdità delle situazioni, cavandosela dignitosamente, mentre la Monaghan è senz’altro meno espressiva della misteriosa “Aria”. Per chi si accontenta, le uniche note positive sono Billy Bob Thornton, anche se duole vedere un ottimo attore costretto in ruoli squisitamente alimentari, e la fotografia di Dariusz Wolski (Sweeney Todd, Dark City).
Voto: 4,5
(Nicola Picchi)