Frontier(s)

Regia: Xavier Gens
Cast: Karina Testa, Samuel Le Bihan, Maud Forget, Estelle Lefébure, David Saracino, Patrick Ligardes, Amélie Daure, Chems Dahmani, Aurélien Wiik, Adel Bencherif, Jean-Pierre Jorris, Joel Lefrançois
Sceneggiatura: Xavier Gens
Produzione: Francia/Svizzera
Anno: 2007
Durata: 108 minuti

TRAMA

Dopo una rapina fruttuosa, Yasmine e i suoi compagni fuggono verso il Lussemburgo. Al confine, spossati per l’adrenalina, la fuga e l’incindente accaduto a uno di loro, decidono di fermarsi in un motel per riposare. Non sanno che il posto è gestito da una famiglia nazi-cannibale.

RECENSIONE

Il cinema di genere francese, negli ultimi anni, sembra afflitto da un’incontenibile voglia morbosa di cercare l’eccesso, arpionarlo e mostrarlo senza alcuna limitazione. "Alta tensione", "Sheitan", "Inside", e ora questo "Frontier(s)", ossessivi cataloghi di efferratezze patologiche che offrono spunti narrativi minimi ma viscerali introspezione sanguinolente e vomitevoli.
"Frontier(s)" non presenta niente che non si sia già visto in passato, e il suo intreccio è un continuo rifarsi, oltre a quanto citato là sopra, a pellicole come "Non aprite quella porta", "Le colline hanno gli occhi" e "La casa dei 1000 corpi". La famiglia di deviati che educa al cannibalismo è quanto di più scontato possa offrire un certo cinema moderno, eppure Gens sa il fatto suo e, mostrando subito, fin dalla loro prima apparizione, che i picciotti della famigghia sono davvero malvagi e non fanno nulla per nasconderlo, apre la strada al vero succo liquamoso della pellicola.
Sangue, feci e viscere sono infatti il leit-motiv del film, idolatrati come insalubri personaggi comprimari degli sfortunati protagonisti. Non viene lasciato nulla all’immaginazione, e l’estremismo visivo è lampante in forbici usate come mazze, teste che esplodono, tendini recisi e seghe circolari senza pietà, il tutto naturalmente condito con un maremoto di sangue che raggiunge livelli difficilmente immaginabili fino a qualche anno fa.
Non contento, Gens calca la sua mano schizofrenica anche su una certa violenza implicita, resa viva dall’andatura delirante-scattosa di Yasmine e dal polso con cui papi-nazi controlla i suoi parenti stretti.
Parenti nei quali la follia perpetrata da anni di torture ha logorato i rapporti consanguinei, trasformando i fratellini in belve che si azzannano l’un l’altra per cercare il posto più confortevole nell’abbraccio del padre.
Anche se non è richiesto un particolare spessore narrativo per mettere in scena un tale massacro (si apprezza comunque l’ottima, adrenalinica primissima parte, dove i richiami a "L’odio" di Kassovitz si sprecano), certe situazioni paiono eccessivamente forzate e, per quanto sia faticoso usare un simile termine in questo contesto, improbabili (Gilberte che seduce i due ragazzi, la prima cena, inconcludente, e anche l’apparizione progressiva dei cannibal ferox, dettata solo da furberie narrative). Un taglio netto avrebbe quanto meno filtrato spiacevoli impurità e reso più snello il minutaggio, che, nonostante sia coadiuvato da un ritmo molto sostenuto, è sicuramente troppo alto per il genere di appartenenza.
Niente che comunque intacchi la spigolosità del film, ma noiose annotazioni che mostrano più che altro che registi come Gens possono fare meglio, perché ne hanno la qualità. Qualità che, però, nel caso di Gens, sembra già essere stata smorzata dallo sbarco americano, visto i pochi alti e i moltissimi bassi del pessimo "Hitman", suo primo lavoro oltreoceano.
"Frontier(s)" non è né adatto a tutti né un capolavoro a cui rifarsi per le future generazioni di cineasti, ma è un film che attualmente segna, forse più di chiunque altro, un determinato modo di fare cinema. Siamo infatti arrivati a un limite, e la violenza non potrà più essere l’unica giustificazione per la prole futura dei torture movie.
Per gli squilibati horror maniacas è quanto meno consigliato il timido approccio.
Voto: 6,5
(Simone Corà)