Cape Fear - Il promontorio della paura

Titolo originale: Cape Fear
Regia: Martin Scorsese
Cast: Joe Don Baker, Martin Balsam, Robert De Niro, Illeana Douglas, Jessica Lange, Juliette Lewis, Robert Mitchum, Nick Nolte, Gregory Peck, Fred Dalton Thompson
Soggetto: John McDonald (romanzo “The executioners”)
Sceneggiatura: Wesley Strick
Montaggio: Thelma Shoonmaker
Musiche: Elmer Bernstein
Fotografia: Freddy Francis
Nazione: USA
Anno: 1991
Durata: 122 minuti

TRAMA

Max Cady (De Niro) ha appena finito di scontare una pena carceraria di 14 anni per aver stuprato una sedicenne. Ora, Cady è sulle tracce del suo ex avvocato Sam Bowden (Nolte) che lo difese al processo. Secondo Cady, Bowden non adempì completamente al suo compito, infatti l’avvocato si rifiutò di mostrare al giudice dei documenti molto importanti che avrebbero potuto alleggerirgli la pena.
Comincerà così per Bowden e per la sua famiglia una tortura ossessionante che spingerà i due avversari a colpirsi e a farsi del male a vicenda, arrivando fino allo scontro finale sul misterioso territorio denominato “promontorio della paura”.

RECENSIONE

Scorsese dice che nella sua vita esistono solo due cose: il cinema e la religione; secondo questa sua convinzione, il grande Zio Martin riesce a fondere questi due aspetti in ognuna delle sue magistrali opere. Questo film ne rappresenta un’ulteriore conferma.
“Cape Fear”, remake della quasi leggendaria versione originale del ’62 che vedeva protagonisti i mitici Gregory Peck e Robert Michum, che qui compaiono entrambi in un breve cameo, prende in esame diversi argomenti, e non solo la sanguinosa vendetta di un pazzo squilibrato nei confronti del suo difensore, infatti, si parla della difficoltà di instaurare un rapporto con i familiari, dell’amore e dei sentimenti di un padre e di una madre, della forza e della volontà a cui si deve ricorrere quando ci si trova in una situazione di pericolo...
La regia è (come di consueto) ottima e impeccabile, perfino migliore della precedente che vedeva Scorsese impegnato nel mondo della mala nel gangster-movie “Quei bravi ragazzi”; il migliore aspetto della pellicola però, è a mio avviso la recitazione (tecnicamente parlando) ma se vogliamo essere un po’ più fluidi si potrebbe chiamare semplicemente: la capacità di saper interpretare un ruolo. E’ questo l’aspetto del film che più mi ha colpito, certo la storia, la sceneggiatura, la fotografia, le musiche, sono tutti elementi che hanno reso questo prodotto superlativo e affascinate, ma è quella straordinaria capacità di cui sto parlando che è davvero impressionate.
Prendiamo i principali interpreti della pellicola: Robert De Niro, Nick Nolte, Jessica Lange; si riesce senza alcuna difficoltà a scorgere sul loro viso quell’espressione di massimo impegno, concentrazione e passione che fa quasi venire i brividi.
Tanto per intenderci, il mitico Bob De Niro si è perfino rifatto la dentatura (e il fisico) per riuscire a calarsi pienamente nel personaggio di Max Cady, maniaco sessuale pervertito.
Nolte nel ruolo dell’avvocato Sam Bowden, che richiama molto il tono sicuro di Perry Mason, è sfavillante e a dir poco invidiabile.
La Lange nella parte della moglie/madre stressata e fumatrice accanita è assolutamente splendida.
Vi sono gli interpreti secondari, quelli che arricchiscono ed infoltiscono la vicenda: Juliette Lewis, bravissima nel ruolo della figlia adolescente un po’ ribelle, Joe Don Baker, ottimo detective privato, e per finire i mitologici Robert Michum e Gregory Peck, uno agente della polizia, l’altro avvocato molto stile “Il buio oltre la siepe”.
Secondo me la perfezione (cinematograficamente parlando) non esiste; nessun Steven Spielberg, Martin Scorsese (tanto per rimanere nell’ambiente), Brian De Palma, Sergio Leone, Francis Ford Coppola che sia potrà rendere un metro e mezzo di celluloide perfetto, quindi, seppur la pellicola in questione sia meravigliosa, stupenda, brillante, tutti gli aggettivi che volete, non posso dare altra votazione.
Voto: 9
(Francesco Manca)