Misery non deve morire

Titolo originale: Misery
Regia: Rob Reiner
Cast: Lauren Bacall, Kathy Bates, Thomas Brunelle, James Caan, June Christopher, Richard Farnsworth, Archie Hahn III, Graham Jarvis, Julie Payne, Jerry Potter, Frances Sternhagen
Sceneggiatura: William Goldman
Montaggio: Robert Leighton
Produzione: Usa
Anno: 1990
Durata: 107 minuti

TRAMA

Paul Sheldon, scrittore di successo, decide di trascorrere alcuni giorni in un albergo del Colorado per terminare la sua ultima opera. Durante il viaggio di ritorno a casa viene sorpreso da una tormenta di neve. L’auto sbanda ed esce di strada, votando Paul, gravemente ferito e imprigionato dalle lamiere del veicolo, ad una morte quasi certa. Mentre la neve continua a cadere, seppellendo quella che per lo scrittore sta diventando una macabra bara, qualcuno si accorge dell’incidente e presta soccorso. È Annie Wilkes, la “lettrice numero uno” di Sheldon, una donna affetta da gravi turbe psichiche. La donna, ex infermiera, lo cura all’interno della sua fattoria, isolata e difficilmente raggiungibile. Ben presto Paul si rende conto del pericolo che corre: Annie non gli perdona di aver “ucciso” Misery, il suo personaggio preferito, e abbandona i panni di salvatrice per indossare quelli di spietata aguzzina...

RECENSIONE

Delle tante esportazioni cinematografiche delle opere di King, sono veramente poche quelle davvero apprezzabili, sia sul piano qualitativo che su quello dell’aderenza al romanzo a cui si sono ispirate (lo stesso “Shining” di Kubrick, pur essendo un capolavoro e una pietra miliare del cinema horror, c’entra ben poco con il romanzo). Tanto poche da poterle contare sulle dita di una mano. “Misery non deve morire” è sicuramente una di queste. Rob Reiner, lodato dallo stesso King (che aspettava con trepidazione l’uscita del film) ha saputo dar vita ad un film che evidenzia sì l’impronta della sua mano, ma che non lascia affatto in disparte quella dello scrittore. Certo, l’aderenza non è totale (ma quando lo è mai?) ed alcune scene, le più cruente, sono assenti (come quella in cui, nel romanzo, Annie prepara a Paul una torta mettendo come candelina un suo dito) o modificate per rendere più digeribile la visione della pellicola (ad esempio, mentre nel film Annie spezza le gambe di Paul con una mazza, nel libro trova una decisione un tantino più drastica: gli recide il piede con un’accetta). Nel complesso, però, l’atmosfera è così coinvolgente da far perdere importanza a questi dettagli. Il ritmo è altalenante: lentezza e velocità si alternano in pochi istanti. Paul è lì, da solo sul suo letto, con le sue paure e le sue disperazioni, e un attimo dopo ecco Annie che fa capolino nella stanza, brandendo qualcosa di poco rassicurante...
Lo spettatore non può non coinvolgersi, non può non sussultare ad ogni cigolio, ad ogni rumore di passo, ad ogni ombra che si proietta sul povero Paul come un demone...
È doveroso sottolineare la qualità dell’interpretazione di Kathy Bates (Annie Wilkes) che deve aver regalato non poche notti insonni agli spettatori. Non a caso quell’anno vinse l’Oscar come miglior attrice protagonista. Perfetta è anche l’interpretazione di James Caan (Paul Sheldon) già noto per “Il padrino I e II” e “Strade violente”.
Una trama geniale, una regia ottima, grandi attori: imperdibile per gli amanti del genere!
Voto: 8,5
(Simone Scataglini)