Inferno

Regia: Dario Argento
Cast: Leopoldo Ma stelloni, Veronica Lazar, Irene Miracle, Daria Nicolodi, Gabriele Lavia, Eloenora Giorgi, Alida Valli, Anja Pieroni
Sceneggiatura: Dario Argento
Soggetto: Dario Argento
Musiche: Keith Emerson
Produzione: Italia
Anno: 1980
Durata: 106 minuti

TRAMA

Mark è un bravo ragazzo. Ha i capelli corti, due folti baffoni, veste bene e sobrio, e studia musicologia a Roma. E soprattutto vuole molto bene alla sorella che vive a New York. Sorella che, dopo la lettura di un misterioso libro intitolato “Le tre madri”, ha deciso di scrivergli una missiva, nella quale gli parla del tomo: stando a quanto scritto dall’autore, infatti, ci sarebbero tre madri, o forse entità, o forse demoni, o forse chissà che altro, che vivrebbero in tre diverse città, e dominerebbero il mondo dalla loro dimora. E una di quelle città è proprio New York, e - toh, ma guarda te! - una di quelle case è proprio la stessa dove vive lei.
Quando Mark la riceve, rimane colpito e perplesso. Però, a causa di una bella mora che gli fa gli occhi dolci, non avrà tempo - ahilui - per leggerla. (S)fortuna vuole che, a causa di alcuni strani avvenimenti inspiegabili, chiederà delucidazioni alla sorella, e lei lo inviterà a New York, per capirci di più. Ah, ma perché l’ha fatto?
Giunto nella Grande Mela, il povero Mark, confuso e spaesato, scopre che la sorella è sparita. E te pareva... Che fare, allora?
No, Mark, non metterti a cercare nell’ala nascosta dell’edificio!
No, Mark, non chiedere spiegazioni al taciturno Kazanian, il tizio che ha venduto il libro a tua sorella!
No, Mark, non fare domande a tutti, per favore, che sennò ti cacci nei guai... Ah, accidenti a lui...

RECENSIONE

Tutto sommato, Inferno è un buon horror, pregno di atmosfere plumbee e sinistre, con una trama intricata e complessa.
Partiamo proprio da qui. Panico e terrore nei primi quindici minuti del film, dove la bella Rose, una volta venuta a conoscenza di quello che si celerebbe sotto l’edificio in cui vive, decide di infischiarsene del fatto che non ha a disposizione manco un fucile a pompa per combattere con i demoni, e scende nelle fognature. La tensione sale a mille quando s’imbatte in un buco nel terreno, sotto al quale sembra ci sia un vero e proprio appartamento allagato. Che strano... Scoprirà quindi che quella sembra essere la dimora proprio di una delle tre madri di cui parlava il libro, quella più perfida e malvagia di tutte: Mater Tenebrarum. Quando torna a casa, però, un tizio misterioso la segue...
La trama inizia a incasinarsi ancora di più quando entra in scena Mark, suo fratello. Attratto da un misteriosa moracciona che non fa altro che guardarlo, si dimentica la lettera della sorella in aula, e una sua compagna la legge per curiosità. Ah, maledetta curiosità. È proprio per colpa sua che lei va in biblioteca per saperne di più su questo libro, Le tre madri. Purtroppo, il destino le sarà avverso...
Il bello di questo film, almeno nella prima ora abbondante, è che Dario Argento si diverte a mettere un mucchio di carne al fuoco, senza dare una risposta che sia una. Ci troviamo quindi di fronte ad alcuni eventi inspiegabili (la bella ragazza che adocchia Mark, l’alchimista della biblioteca di Roma, il misterioso edificio, e tanti altri...) che sembrano non essere affatto collegati tra di loro. Eppure, un filo sottile sottile c’è. Ma il filmaker italiano ce lo svelerà solamente negli ultimi cinque minuti, con un crescendo di tensione che ha dell’incredibile, ma purtroppo, con un colpo di scena - almeno per me - deludente, banale e poco incisivo.
Resta comunque il fatto che l’intreccio dipanato in un’ora e mezza di film è veramente tosto e ingarbugliato, ricco anche di sottotrame che hanno poco da spartire con quella generale (il vecchio Kazanian e il suo odio per i gatti; la nobildonna che vive nello stesso edificio di Rose).
Non so, forse per gli anni ‘80 si è trattato di un finale stratosferico, da restare a bocca aperta, ma a me ha fatto solamente dire: “Tutto qua?”
Passiamo oltre.
La sceneggiatura è piuttosto buona, e, come detto, ha dalla sua la capacità di tenere elevato il tasso di adrenalina dello spettatore, grazie alla lentezza con cui vengono fornite le risposte alle tante domande sollevate. E anche se molte di queste non saranno esaustive (se non addirittura del tutto assenti), il film non fa altro che guadagnarne.
Purtroppo, però, i dialoghi appaiono poco ispirati e addirittura forzati, in alcune scene. Sembrano messi lì più che altro perché i personaggi dovrebbero dire qualcosa e spezzare il silenzio. L’esempio più lampante è quando l’amica di Mark incontra un tipo in ascensore e gli chiede di tenerle compagnia perché ha paura.
Ottima invece la regia, dove Argento terrorizza con lunghissime sequenze senza alcun dialogo, lente e inquietanti, alternate alle sue classiche e predilette scelte registiche, vale a dire quella della visuale dell’assassino, e quelle in cui il coltello (o l’arma del delitto) appare ben in evidenza al centro della camera.
Il cast, nonostante i nomi di tutto rispetto, non offre una grande prova. Eleonora Giorgi, nella parte di una compagna di corso di Mark, è immobile e poco espressiva. Stessa cosa anche per Daria Nicolodi, nella parte della contessa, che non mi è sembrata molto a suo agio a vestire i panni di un personaggio così apparentemente ambiguo. Per quanto riguarda Mark, invece, devo dire che se la cavicchia anche benino, ma solamente dalla seconda parte del film in poi, visto che prima sembra un manichino senza espressioni.
Molto meglio invece per quanto riguarda lo splatter, con scene macabre, forti e decisamente disgustose. Ottime trovate anche gli ammazzamenti e morti varie, originali e raccapriccianti.
Eccellente il comparto musicale, affidato a Keith Emerson, (tastierista dei prog rockers Emerson, Lake & Palmer). Sinistre e raggelanti le sue composizioni per solo pianoforte, paurosa e interessante la canzone di chiusura, con parti operistiche molto d’atmosfera. C’è spazio anche per una velocissima e stravagante rilettura del Va Pensiero, per sola tastiera.
Per concludere, posso dire di aver visto un bel film horror, che purtroppo ha un grande, grandissimo neo, che è quel finale poco ispirato. Va comunque detto che le trame tessute da Dario Argento, così oscure e “nere”, meritano senz’altro di essere assaporate, almeno per una volta.

CURIOSITA'

Il film è la seconda parte della trilogia delle Madri, iniziata con Suspiria (’77), ma tutt’oggi ancora priva dell’epilogo.
Gli effetti speciali sono di Mario Bava (morto lo stesso anno, il 1980).
La tanto sbandierata presenza di Gabriele Lavia nel cast, in realtà si riduce a una semplice comparsata, nel ruolo del tizio che tiene compagnia alla bella Eleonora Giorgi.
Daria Nicolodi ha co-scritto la sceneggiatura di quel capolavoro che risponde al nome di Profondo Rosso, oltre che a esserne stata la protagonista femminile.
Dario Argento, che stimava ed era stimato a sua volta da Keith Emerson, ruppe la sua amicizia col musicista dopo che questi, desideroso di poter fare ancora qualcosa assieme a lui dopo Inferno, gli propose la colonna sonora per il film La Chiesa, di Michele Soavi (di cui Argento era sceneggiatore). Le musiche che portò, però, dovevano fare parecchio schifo, visto che non piacquero a nessuno, nemmeno al fratello di Argento, al quale erano state girate per vedere se potevano funzionare per un altro film. Keith Emerson ci rimase parecchio male, e da quel momento non volle più vedere il regista italiano.
Voto: 7
(Simone Corà)