Splatters - Gli schizzacervelli

Titolo originale: Braindead
Regia: Peter Jackson
Cast: Timothy Balme ( Lionel Cosgrove ), Diana Penalver ( Paquita ), Jed Brophy ( Void), Stuart Devenie ( padre McGruder), Brenda kendall ( Infermiera McTavish ), Elizabetg Moody ( Signora Cosgrove )
Soggetto: Stephen Sinclair
Sceneggiatura: Stephen Sinclair, Peter jackson, Frances Walsh
Fotografia: Murray Milne
Effetti speciali: Richard Taylor
Musica: Peter Dasent
Produzione: James Booth
Anno: 1992
Durata: 104 minuti

TRAMA

La vita di Lionel Cosgrove cambia radicalmente in seguito ad una serie di rocamboleschi avvenimenti. Durante una gita al giardino zoologico, sua madre, vecchia dispotica e autoritaria, viene morsa accidentalmente da un’abominevole creatura la cui caratteristica principale è quella di trasmettere un’orribile maledizione alle sue vittime, trasformandole in morti viventi affamati di carne e sangue.
Il giovane Lionel, legato alla madre da un affetto quasi morboso, non esiterà a prendersi cura della genitrice nonostante la trasformazione che quella lentamente subisce, né si rifiuterà di accogliere sotto il suo tetto gli altri cadaveri contagiati dalla maledizione in seguito alle sanguinarie sortite della “defunta” signora Cosgrove!
Il tutto a discapito della vita di relazione del nostro sfortunato protagonista e dell’amore appena sbocciato con la dolce Paquita, messi ancora più in crisi dall’arrivo del perfido zio Les deciso ad insediarsi nella casa fin troppo affollata del nostro eroe.

RECENSIONE

Dire Peter Jackson è come dire “Il Signore degli Anelli” e non perché il regista australiano avanzi pretese da gioielliere (perdonate la battuta), ma perché nonostante i gorilla e i tirannosauri (e i vermoni?) con i quali ci ha allietato di recente, la trilogia dedicata alle gesta di Frodo&Co. rimane il capolavoro con il quale si è guadagnato un posto a vita nell’olimpo hollywoodiano!
Eppure nel cuore (o forse nello stomaco) degli amanti dello splatter, il buon vecchio Peter c’era già da tempo, grazie a due pellicole tanto ironiche quanto stomachevoli delle quali una è “Bad Taste - Fuori di testa” (mai titolo fu più appropriato) e l’altra è ”Splatters - Gli schizzacervelli”, ovvero “Braindead”, recensita dal sottoscritto in questa sede.
La lunga premessa è d’obbligo per il seguente motivo: i cinefili dell’ultima ora, accecati dallo splendore digitale dei più moderni colossal, inorridiscono di fronte alle protesi in lattice affogate in ettolitri di plasma artificiale di cui faceva man bassa la Wignut Films nei bei tempi andati e si ritraggono disgustati dallo schermo, marchiando questi due “Cult” del cinema horror con l’etichetta “Trash”! Eppure, ingenui neofiti, dovrebbero buttare l’occhio (in senso metaforico, mi raccomando) sui vari riconoscimenti ricevuti nel corso degli anni da “Braindead”, premiato, fra l’altro, per i migliori effetti speciali al festival di Avoriaz del 1993!
Insomma, a giudicare col senno di poi si finisce per commettere errori madornali, anche perché c’è da dire che gli effettacci datati e i pupazzi di gomma di Jackson realizzano tutt’ora il loro compito. Che non è, sia chiaro, quello di terrorizzare lo spettatore, quanto piuttosto quello di farlo... divertire!
“Braindead” infatti (ma il discorso varrebbe anche per “Bad Taste”) si distingue per l’umorismo nero ai limiti del buon gusto, per l’eccesso, talvolta disturbante, delle scene splatter, per le trovate esilaranti e al contempo disgustose che raggiungono l’apice nell’ultimo quarto d’ora, quando Lionel si fa strada nel salone invaso dagli zombie a colpi di taglia-erbe per poi sventrare la madre dall’interno dicendo con aria soddisfatta “Mi sento rinato”.
Volete saperne di più? Allora vi racconterò del prete esperto di arti marziali che fa fuori un gruppo di teppisti a suon di kung-fu; delle avances fra due morti viventi (dei quali uno è il prete di cui sopra) che culminano in un appassionato rapporto sessuale; del giorno in cui Lionel decide di portare a passeggio nel parco l’orribile figlio della coppia (chiaramente un bambolotto), per poi picchiarlo a sangue di fronte allo sguardo attonito dei passanti; o, ancora, vi racconterò dello scontro mortale fra il protagonista e un terribile... intestino (con tanto di peti) durante la baraonda del finale!
Se avete già visto il film a quest’ora starete ridendo (o vomitando) se invece non l’avete ancora visto devo avervi quantomeno incuriositi.
Prima di concludere mi preme dedicare qualche riga alle musiche e ai dialoghi.
Le prime contribuiscono brillantemente ad accentuare la comicità del tutto: in particolare il tema principale (una sonata mediterranea con tanto di mandolino) ritorna nei momenti più disparati creando un effetto volutamente grottesco.
I dialoghi invece, opera degli stessi sceneggiatori de “Le due torri”, sono un’accozzaglia di battute demenziali e giochi di parole, arricchiti dal genio degli adattatori italiani, quanto mai estrosi, che a dir la verità si sono concessi in questo caso più di una libertà (ma va bene lo stesso).
Infine due appunti rapidissimi.
1) La prima scena è ambientata nell’Isola del Teschio a confermare l’amore sempre nutrito da Peter Jackson nei confronti di King Kong.
2) Immancabile il cameo del regista che si cimenta in una performance molto divertente, interpretando l’assistente distratto di un becchino.
Voto: 8
(Stefano Palumbo)